Faustino Giacchetto, il MAGNA…te della comunicazione: ''Lui era l’unico mezzo per poter lavorare''

 

Faustino GiacchettoGiacchetto decideva tutto. Il suo sistema corrotto si muoveva su due piani, quello dei bandi per i Grandi Eventi e quello della pianificazione pubblicitaria, cui si lega l'indagine sul Ciapi guidato da Francesco Riggio. Corruzione, placet politico, distruzione della libera concorrenza di mercato.

Grazie alla propria rete di politici compiacenti e di amministratori altrettanto disponibili, Faustino Giacchetto, di fatto scriveva i bandi di gara milionari (i Grandi Eventi) della pubblica amministrazione, chiamati "bandi anomali" dagli stessi inquirenti, pieni di paletti e vincoli che già di fatto "restringevano" la cerchia dei possibili partecipanti e vincitori. Il vincitore era infatti sempre lo stesso. Una delle società di Giacchetto. A questo affiancava una rete di società e di fornitori consolidata, con percentuali di storno a proprio favore, abnormi rispetto al mercato, ed il gioco era fatto.  Oltre a lui infatti ci sono altre 16 persone arrestate più 41 indagati tra politici e funzionari e amministratori.

Il Ciapi. Una precisazione è giusto farla, per evitare che si crei ulteriore confusione:  il Ciapi, seppure un ente per la formazione professionale, non è gestito dall'assessorato all'Istruzione e alla Formazione professionale come sarebbe logico pensare, ma dall'assessorato regionale al Lavoro. Le competenze della vecchia Agenzia Regionale per l'Impiego e la Formazione Professionale, soppressa nel 2012, sono passate infatti al dipartimento regionale del Lavoro, L'impiego e l'orientamento.
L'agenzia regionale per l'impiego è stata guidata per anni da Rino Lo Nigro, arrestato anche lui ieri con Giacchetto e con l'avvocato Francesco Riggio, presidente del Ciapi Palermo.

Il metodo Giacchetto relativamente al Ciapi. Indicava lui stesso alle società interessate, l'offerta da fare all'ente e poi dal Ciapi di cui lui era il centro media o accout manager che dir si voglia, partiva l'ordine d'acquisto. Era l'uomo di punta, l'unico interlocutore del Ciapi e di Italia lavoro Sicilia Spa per ciò che riguarda le campagne pubblicitarie. O si sottostava alle sue condizioni e gli si riconoscevano elevate provvigioni o non si lavorava.

Le dichiarazione di Antonio Vitale e Sergio Colli ex collaboratori di Giacchetto sono chiare: "Per noi si è trattato di una scelta obbligata dovere sottostare alle sue condizioni".
Colli è l'amministratore unico della Media Consulting S.r.l., società che si occupa di comunicazione, convegni, congressi e vari servizi nel campo pubblicitario/congressuale, nonché medico. "Ho assunto tale carica, succedendo ad Angelo Vitale – dirà agli inquirenti nel 2012 – che mi ha ceduto il 100% delle quote di partecipazione nella Media Consulting".

Nel 2008 dietro richiesta di Giacchetto, assume la titolarità della Sicily comunication S.r.l., cambiandone denominazione in Media Consulting S.r.l..
A quel punto inizia a lavorare con il Ciapi: "ll contratto di consulenza con il C.I.A.P.I. – dirà – lo ebbi proprio grazie a GIACCHETTO che mi disse di presentare una domanda al citato Ente e che ci avrebbe pensato lui a farmi avere l'incarico (...)";"(...) sempre grazie al GIACCHETTO, ebbi un altro incarico di consulenza dal C.I.A.P.I. per il progetto LABOR sempre con riguardo all'organizzazione di convegni".

Tra fatture emesse, fatture d'acquisto e prelievi in contanti, erano centinaia di migliaia di euro quelle che finivano nelle tasche di Giacchetto.
Dazioni che venivano fatte a favore degli amici, come Gianmaria Sparma, (anche lui arrestato ieri) cui personalmente Colli consegna nel 2011 una busta contenete 5 mila euro in contanti, da parte di Giacchetto. Il perché di quei soldi rimase a lui sempre sconosciuto. Somme prelevate dai conti correnti della Media Consulting S.r.l. e consegnate a Sparma in più di un occasione . Colli era un esecutore. Era diventato il factotum di Giacchetto e non poteva dirgli di no, pena il licenziamento. E per lui, in difficoltà economiche, 3 mila euro da portare a casa a fine mese erano un cappio al collo.

Dalle ricostruzioni fatte dagli inquirenti, il "sistema" creato da Giacchetto aveva imbrigliato tutte le più importanti concessionarie pubblicitarie e società di allestimenti del territorio. Dalla Damir e l'Alessi per la fornitura di impianti statici e dinamici (cartellonistica e autobus) alla NovantaCento e la GAP per la pianificazione nei periodici cartacei (I Love Sicilia, S e Il Palermo...) la Pk concessionaria dei quotidiani cartacei, per finire con la General Service di Luciano Muratore, quest'ultimo tratto in arresto ieri.

Pianificazioni pubblicitarie di milioni di euro da cui veniva stornata una percentuale del 30% da liquidare alle società di Giacchetto per "diritti di agenzia e di negoziazione" che arrivavano a sfiorare il milione di euro solo per le pianificazioni del CIAPI. Percentuali comunque che sono risultate regolarmente fatturate e che fanno capo ai più diffusi e importanti strumenti di comunicazione regionale e perciò necessari a qualsiasi forma di pubblicità.

Questo emerge chiaramente dalle dichiarazioni di alcuni imprenditori del settore, che ad oggi non risultano comunque indagati, ma ascoltate come soggetti informati sui fatti. Come Giuseppe Amato rappresentante legale della Gap e socio di maggioranza della società editrice Novantacento, che agli inquirenti racconterà: "Nel 2006 Giacchetto gli disse di "formulare un'offerta a tale ente - il Ciapi - per la cessione di Spazi pubblicitari su alcune testate di nostra gestione (es. Donna Moderna, Grazia, Sorrisi e Canzoni, etc. i settimanali più letti d'Italia)".
Fatto l'accordo, il tutto passando da Giacchetto che formulava la richiesta da fare al Ciapi e poi l'ente trasmetteva alla Gap S.r.l. l'ordine di acquisto. Infine, si provvedeva a fatturare la vendita degli Spazi direttamente al C.I.A.P.I. ed a liquidare al magnate della comunicazione provvigioni o meglio "diritti di agenzia e di negoziazione"m che sfioravano anche il milione di auto, spalmato tra le sue società la Sicily comunication S.r.l. e dalla Media Center & Management S.r.l.". Stesso meccanismo utilizzato col Ciapi, valeva per Italia Lavoro Sicilia S.p.A. Anologo modus operandi e analoghe provvigioni a Giacchetto. Resta chiaro che le posizioni sono profondamente diverse, chi è concessionario pubblicitario non ha certo il compito di verificare a monte l'origine dell'acquisto. Nessuno dei concessionari risulta infatti indagato.

Provvigioni superiori alle condizioni generali del mercato ma, o si accettava o si era fuori.
C'è da chiedersi se questo resta un buon motivo per essere moralmente complici di un sistema che comunque palesava gravi "anomalie".
Certo può valere ricordare che nella vita al SI esiste un contrario diretto cioè dire NO.

M.Ge.

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