Il commissario dello stato impugna tre commi del ddl antiparentopoli approvato lo scorso 12 agosto e gli inquilini di Palazzo dei Normanni di dividono, tra ironia e attacchi diretti.
Il governatore Rosario Crocetta si dice "molto soddisfatto" e sottolinea che "il 95% del testo ha ottenuto l'ok del commissario e in particolare la parte che riguarda la formazione professionale". E per quanto riguarda la pubblicazione in Gazzetta ufficiale spiega: "O si pubblica la legge senza le parti impugnate oppure all'Ars presenteremo una norma per chiarire gli aspetti del ddl ritenuti troppo generici dal commissario tanto da obbligarlo a impugnare tre commi della legge, la cui impalcatura ha retto''.
E di "sostanziale tenuta" della legge parla anche Baldo Gucciardi (Pd)- "C'è stato – sottolinea - uno sforzo del legislatore regionale che si è spinto ai limiti della coerenza costituzionale, pur di varare norme efficaci e necessarie. I recenti scandali - prosegue Gucciardi - hanno reso necessaria una legislazione d'emergenza per intervenire sulle problematiche legate alla corruzione scaturite da conflitti di interessi che nascono nel momento in cui un deputato svolge un ruolo all'interno di strutture che ricevono contributi dalla Regione. Servivano norme forti, la classe politica doveva dare una risposta decisa, e l'ha data".
Non tutti però hanno accolto con soddisfazione il pronunciamento del commissario.
''Non posso credere - dice il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone - che il presidente Crocetta abbia potuto, così in fretta, prendere le distanze da una norma, da lui fortemente voluta, in ordine alle incompatibilità nel campo della formazione professionale. In questa fase, il governatore si limiti a comunicare se è ancora dello stesso avviso sulle incompatibilità e se intende resistere, difendendo la sua norma davanti alla Corte costituzionale". ''Sulle dinamiche parlamentari - continua Ardizzone - voglio rassicurare il presidente Crocetta. L'Assemblea regionale farà la propria parte fino in fondo, anche continuando a resistere, come diverse volte avvenuto in questi mesi, a disegni di leggi governativi dai contenuti improponibili".
Poco indulgente anche Marco Forzese, presidente della commissione Affari istituzionali e deputato dei Democratici riformisti per la Sicilia "Ho troppo rispetto per le funzioni del commissario dello Stato – spiega - per accennare una critica sull'impugnativa odierna. Del resto per me quella approvata non era nè la legge sull'antiparentopoli, nè una norma auspicata dallo stesso prefetto Aronica nell'incontro avuto con me. Mi è parso negli ultimi giorni di lavori parlamentari che si inseguisse più una legge spot che una norma legittima e costituzionale, tant'è che la riscrittura del governo al ddl non mi ha mai convinto". Per Forzese "Ci sarebbe anzi da interrogarsi sul ruolo degli apparati serventi del governo, atteso che un richiamo alle norme nazionali sulle incompatibiltà sarebbe stato sufficiente. Rimango, invece, convinto che molto si può fare, sul piano normativo, per una buona legge regionale contro la corruzione. Su questo tema la I commissione si dovrà confrontare anche alla luce di una bozza messa su con gli uffici del questore di Palermo"
"Ma non era una legge 'concordata' con il Commissario dello Stato? O probabilmente, ancora una volta, era una balla colossale del Presidente Crocetta?", chiede Giovanni Di Mauro, presidente dei deputati regionali del Partito dei Siciliani MpA.
"Crocetta – dice Di Mauro - aveva addirittura preteso una riunione di tutti i capigruppo nella stanza del presidente dell'Ars giurando e spergiurando sulla assoluta compatibilità costituzionale delle norme proposte, garantite da fantomatici esperti. La verità è che il presidente aveva come unico scopo quello di stare sulle prima pagine agostane come guerriero anticorruzione e per la trasparenza, dopo la clamorosa marcia indietro sulle norme anti parentopoli, imposta dal Pd e dalle sue difficoltà rompere logiche clientelari e familiari nelle nomine di sottogoverno".
E sulla stessa linea anche il Pdl con il vicecapogruppo Marco Falcone: "Avevamo ampiamente preannunciato, anche a seguito di alcuni incontri con gli uffici del commissario dello Stato, che la norma sulle incompatibilità era incostituzionale. Un'altra cantonata del presidente Crocetta".
"Il nostro voto favorevole alla legge - aggiunge Falcone - è stato espresso solo per senso di responsabilità, evitando, così, che qualcuno, a torto, potesse additare il Pdl quale partito della conservazione o, peggio, fare altre speculazioni. Vorrei, infatti, ricordare che abbiamo sempre contestato la norma nella sua formulazione ed errata articolazione. Malgrado tutto, siamo soddisfatti nel vedere Crocetta che, dinanzi ad una simile, preannunciata magra figura, riesca invece a sorridere, pavoneggiandosi che tutto vada bene e che abbia conseguito un altro risultato. Se poi è disastroso poco importa".