Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia è stato rilasciato. Arrestato due giorni fa per "furto pluriaggravato" di bandiera UE, durante il 'blitz' pacifico del popolo del 9 dicembre alla sede di rappresentanza in Italia della Commissione europea a Roma, è stato condannato a tre mesi con obbligo di firma.
Voleva sostituire la bandiera dell'Europa con quella Tricolore.
Subito dopo il rilascio ha detto "Il pm ha detto che quella bandiera, quella dell'UE, aveva un valore spirituale. Per noi quella bandiera non ha invece alcun valore spirituale; quella italiana è una bandiera intoccabile. Lo sono questa e le altre dei popoli europei perché sono intrise del sangue delle persone, degli eroi che sono morti per difendere qui colori. Quella dell'Unione Europea è solo intrisa di soldi, di denaro e forse del sangue, è quello che volevamo dire con quell'azione, di chi è morto sotto lo schiaffo dell'usura dell'Unione Europea che sta portando il paese al fallimento.
Volevamo solo sostituirla. Invito tutti quanti a sostenere il nostro gesto – ha aggiunto – per dimostrare che ci sono ancora italiani che non si arrendono, la nostra nazione è a rischio, lo stato è frantumato, e ci sono italiani che devono prendersi la responsabilità di portare avanti la bandiera".
Poi sulle voci insistenti che appaiono sulla stampa, di cospirazioni risponde "Noi non siamo infiltrati, il tricolore è la nostra bandiera, abbiamo detto che avremmo partecipato e lo abbiamo fatto e senza simboli. Come tutti coloro che sono in piazza, chiediamo lo scioglimento delle camere, possiamo starcene fermi, in piazza, immobili, chiedendo lo scioglimento di un parlamento che non rappresenta più niente e nessuno. All'interno sono venuti meno, persino personaggi che lo componevano, personaggi comunque di prima linea, Bersani, Berlusconi. Non ci sono più nemmeno loro. E' un governo che si tiene in piedi senza una vocazione popolare. Ci sono in parlamento 2 partiti (di cui uno al governo) che nessun Italiano ha votato, Nuovo Centro Destra e Forza Italia. Non basta questo per sciogliere le camere? Noi mercoledì ci saremo e non c'è alcun pericolo anche se verranno i ragazzi dei centri sociali, perché siamo tutti sotto un unico colore e ci allontaniamo da presidi allestiti da mitomani".
Come per CasaPound, gli attacchi sono arrivati anche per Forza Nuova. Le dichiarazioni del segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore, sono dello stesso tenore di quelle di Di Stefano. Fiore risponde a chi li attacca e li indica come fomentatori, violenti e dunque i media e alcuni personaggi legati al movimento dei Forconi e annuncia azioni legali: "L' adesione di Forza Nuova a questa protesta fin dalla fase preparatoria è stata un' adesione chiara, palese e generosa. Il comportamento dei nostri militanti nei presidi di tutta Italia è sempre stato pacifico e rispettoso dell' ordine. Pertanto, chiunque si sia permesso o si permetterà di etichettare i nostri militanti come "eversivi", "violenti" o "delinquenti" sarà immediatamente oggetto di un' azione legale, penale e civile, da parte nostra. Siamo a conoscenza – dice – del fatto che alcuni organizzatori della protesta del 9 dicembre hanno avuto dei colloqui riservati con esponenti dei servizi di sicurezza italiani, i quali avrebbero chiesto espressamente di estromettere Forza Nuova da questa protesta. Sebbene abbiano tentato, non ci sono riusciti a causa della simpatia che il movimento riscuote tra i cittadini che stanno manifestando in questi giorni e per la presenza attiva e generosa dei militanti forzanovisti in tutti i presidi d' Italia. Ed è evidente, poi, che determinati ambienti di regime, preoccupati di una "deriva greca" della protesta, loro sì, stiano cercando di controllare e guidare il popolo in protesta. La nostra presenza su tutto il territorio nazionale è accettata dagli Italiani che vedono con i loro occhi e ascoltano con le loro orecchie. I
E sugli attacchi alla loro idea di una sovranità monetaria libera dall'Europa dice "E' necessario un congelamento del debito pubblico nel quadro del ritorno alla sovranità monetaria, con il blocco retroattivo di tutti i provvedimenti esecutivi di Equitalia e la convocazione immediata di nuove elezioni con sistema proporzionale puro, come da sentenza della Corte Costituzionale. Un congelamento rivolto non ai risparmi della gente, ma a banche e società finanziarie straniere, l'85% del debito pubblico.
Siamo sotto il cappio della Bce - dice - non possiamo prendere soldi dalla Bce per statuto, quindi o il governo cerca disperatamente soldi sul mercato bancario oppure deve prenderlo dalle tasche degli italiani che è quello che va facendo. Sei mesi fa il primo ministro giappone Abe ha deciso che bisognava stampare in yen il corrispondente di mille miliardi di euro. L'ha fatto indebitandosi con i propri cittadini, come se avesse emesso bot, tanto per fare un eesmpio e in pochi mesi il Giappone ha riconquistato il ruolo leader nell'economia. In Italia ne stiamo cercando disperatamente anche uno solo di quei miliardi, eppure nel momento in cui Letta cerca il miliardo cosa fa?, alza la benzina alza le tasse. Vogliamo infine ribadire che in questa fase della protesta non ci possono e non ci devono essere leader: la protesta deve essere spontanea e non controllabile".
A Palermo, e in varie altre città siciliane, di certo la manifestazione è spontanea. I Forconi questa volta e diversamente dunque da un anno fa, sono una presenza assai relativa.
Come nel resto d'Italia anche a Palermo si è costituito il Coordinamento 9 dicembre 2013, che raccoglie come si legge sulla pagina Fb, chiunque voglia protestare "Contro il "sistema" che strangola le famiglie e le imprese italiane. Ci hanno accompagnato alla fame, hanno distrutto l'identità' di un paese, hanno annientato il futuro di intere generazioni".
Una postilla. Voler identificare il malcontento della gente e il sacrosanto diritto a manifestare, con gli scontri che vedono coinvolti ragazzini di 18-20 anni è un errore. Forse quindi dovremmo tutti badar bene a non considerare la protesta di studenti liceali che decidono di partecipare, come quella del "popolo".
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