Il processo era iniziato lo scorso 6 febbraio. Il Procuratore generale di Messina, Antonio Franco Cassata, era accusato di aver diffuso nel settembre 2009, anonimamente, un dossier falso sul professore ordinario di Chimica industriale all'Università di Messina Adolfo Parmaliana, suicidatosi l'1 ottobre del 2008, gettandosi da un cavalcavia dell'autostrada Messina-Palermo. Il docente lasciò una lettera in cui spiegò il motivo del suo gesto.
"La Magistratura barcellonese/messinese vorrebbe mettermi alla gogna vorrebbe umiliarmi, delegittimarmi, mi sta dando la caccia perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando il malaffare, la mafia, le connivenze, le coperture e le complicità di rappresentanti dello Stato corrotti e deviati. Non posso consentire a questi soggetti di offendere la mia dignità di uomo, di padre, di marito di servitore dello Stato e docente universitario"; con queste parole iniziava la sua lettera d'addio (LEGGI IL TESTO). Lettera che fa riferimento, seppur non in modo esplicito, ad un memoriale di cui i suoi avvocati e il senatore Lumia erano in possesso.
Un memoriale in cui Parmaliana denunciava le "gravi responsabilità di politici e magistrati nel rallentare le indagini sulla mafia". Per il docente, il punto d'inizio, quello da seguire era l'informativa Tsunami, quella redatta nel maggio 2005, dal comando dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, prima che il Comune di Terme Vigliatore fosse sciolto, e in cui venivano ricostruiti i rapporti tra gli amministratori e gli esponenti della criminalità organizzata, con riferimenti anche alle frequentazioni discutibili di alcuni magistrati.
Adesso per il dottore Cassata è arrivata la condanna in primo grado, per diffamazione aggravata, infittagli dal giudice di pace di Reggio Calabria Lucia Spinella: 800 euro di multa e il risarcimento del danno in favore dei familiari di Parmaliana.Contestata anche la "circostanza aggravante dei motivi abbietti per aver agito a scopo di vendetta contro l'ultima lettera del professore".
Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea, ha commenta con soddisfazione il risultato: "Finalmente un po' di giustizia per Adolfo. Si tratta di una sentenza storica, un evento senza precedenti. Mi auguro che il Consiglio Superiore della Magistratura adesso si assuma la responsabilità di rimuoverlo definitivamente. Perché se era grave fingere di non vedere che a Messina il procuratore generale era un imputato, ancor più grave sarebbe fingere di non vedere che adesso a Messina il procuratore generale è persino condannato".
Il nome del dottore Cassata è stato al centro di diverse interrogazioni parlamentari. Quella del 4 giugno 2008 di Beppe Lumia (LEGGI IL TESTO), e quindi antecedente alla morte di Parmaliana, in cui il senatore parla del procedimento a carico del magistrato, di cui si dovette occupare il Consiglio Superiore della Magistratura. Procedimento conclusosi con archiviazione ,ma dal quale emersero, come dichiara Lumia nella sua interrogazione, la frequentazione di un circolo culturale di Barcellona Pozzo di Gotto, il "Corda fratres", di cui il dottore cassata era stato presidente e tra i cui soci vi erano il boss "incontrastato" della mafia barcellonese Giuseppe Gullotti, mandante dell'omicidio del Giornalista Beppe Alfano, e Rosario Cattafi. Lumia parla anche di "conversazioni per strada" tra Cassata e Venera Rugolo, figlia del vecchio boss barcellonese Francesco Rugolo e moglie di Giuseppe Gullotti e ancora di un "viaggio in auto a Milano nel 1974, del dottor Cassata in compagnia del boss Giuseppe Chiofalo". L'interrogazione parlamentare di Lumia, seguì la copia del famoso memoriale che il professore gli avrebbe inviato tramite e-mail.
Un' interrogazione parlamentare che mette profonda inquietudine, in cui Lumia ricorda anche il caso De Feis, "in servizio proprio a Barcellona (oggi non più, ndr) ha condotto insieme ai carabinieri un'indagine grazie alla quale sono state scoperte le intime frequentazioni tra il pubblico ministero di Barcellona, Olindo Canali, e il dottor Salvatore Rugolo, cognato del capomafia - attualmente in carcere - Giuseppe Gullotti. Nel corso dell'indagine, - si legge - mentre emergeva sempre più nitido un quadro di allarmante contiguità tra apparati investigativi e personaggi legati alla criminalità, il pubblico ministero e i carabinieri ricevettero delle pressioni da parte di Franco Cassata, sostituto procuratore generale della Corte di assise e d'appello di Messina, da parte di Rocco Sisci, procuratore capo del tribunale di Barcellona, e dallo stesso Olindo Canali, affinché le indagini venissero stoppate. Dopo due anni di quell'indagine non si sa più nulla, nonostante sia ancora argomento quotidiano di discussione sia al Palazzo di giustizia, sia nella città".
Un' ulteriore Interrogazione era stata presentata dal senatore Lumia, ma questa volta il 13 dicembre 2011, dunque successivamente alla morte di Parmaliana. Lumia chiede di sapere "se il Ministro della giustizia, alla luce delle gravità dei fatti emersi a suo carico nel corso delle indagini della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, non ritenga doveroso l'esercizio dell'azione disciplinare nei confronti del dottor Antonio Franco Cassata, Procuratore generale presso la Corte di appello di Messina".
Stesso tenore l'interrogazione parlamentare del 4 aprile scorso a firma Di Pietro- Palomba: in cui si legge: " il 2 ottobre 2008 il professor Adolfo Parmaliana, brillante professore ordinario di chimica presso l'università di Messina, si toglieva la vita;
Adolfo Parmaliana spiegava le ragioni del suo gesto con un'ultima lettera fatta ritrovare sulla sua scrivania, nella quale faceva riferimento ad una rappresaglia della «magistratura messinese/barcellonese» contro di lui, in ragione delle sue battaglie per il ripristino della legalità nel suo paese, Terme Vigliatore, la cui amministrazione comunale era stata sciolta per mafia il 22 dicembre 2005; era stato proprio, a seguito delle indagini della compagnia dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, scaturite dall'ispezione presso l'amministrazione comunale di Terme Vigliatore e concluse con un'informativa denominata «Tsunami», che erano emersi gravi comportamenti posti in essere da due magistrati, il dottor Antonio Franco Cassata, attualmente Procuratore generale presso la Corte di appello di Messina, e il dottor Olindo Canali, attualmente in servizio presso la quinta sezione penale del Tribunale di Milano" E chiedono al Ministro della Giustizia e al Ministro dell'Interno se "non si ritenga che la condizione di imputato del dottor Antonio Franco Cassata, per un reato infamante come sopra descritto, sia tale da escludere l'espressione del concerto ministeriale per la sua conferma per un altro quadriennio nella carica di procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello di Messina".
Franco Cassata alle accuse ha sempre risposto dicendo che : «Gli organismi di competenza che se ne sono occupati a fini disciplinari hanno ritenuto del tutto doveroso e irreprensibile il mio comportamento. E gli aspettiche interessavano me, il magistrato e i due colleghi, dell'informativa Tsunami sono stati archiviati. In quanto procuratore generale in quella occasione avevo il dovere di controllo e vigilanza a fini disciplinari sul comportamento del magistrato. Un provvedimento che ho preso puntualmente sollevando il dottor Canali dal processo Mare Nostrum, un provvedimento doloroso che ha comportato lo slittamento del processo. Riguardo poi agli atteggiamenti intimidatori che avrei tenuto neiconfronti del pm De Feis, lui stesso ha escluso la circostanza. Non ho inoltre mai frequentato Rosario Cattafi, e riguardo alla mia frequentazione della Benemerita Corda Frates esistono già 5 o 6archiviazioni".
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