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Mafia. Strage di via D’Amelio: chieste le condanne a 13 e 10 anni per Spatuzza e Tranchina

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Si è tenuta ieri la requisitoria del (nuovo) processo sulla strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Emanuele Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Eddie Walter Cusina.

La Procura di Caltanissetta rappresentata dal procuratore Sergio Lari, l'aggiunto Domenico Gozzo, e i pm Stefano Luciani e Gabriele Paci, ha chiesto la condanna per i pentiti Gasare Spatuzza e Fabio Tranchina rispettivamente a 13 e 10 anni. I due collaboratori di giustizia hanno richiesto e ottenuto il rito abbreviato così come Salvatore Candura per cui sono stati chiesti 10 e mezzo di carcere.

Nell'ultima udienza tenutasi nel carcere di Milano, Tranchina era stato ascoltato dal Gup di Caltanissetta Lirio Conti. Il pentito ha ricostruito le fasi della preparazione dell'attentato e dunque l'acquisto del telecomando usato per la strage, e i sopralluoghi fatti in via D'Amelio i giorni precedenti l'attentato e dunque i rapporti con i boss di Branaccio, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano.

Il Gip di caltanissetta Davide Salvucci, per questo nuovo filone del processo D'Amelio ha rinviato a giudizio 5 persone: i boss Salvatore Madonia (strage, considerato uno dei mandanti), Vittorio Tutino (strage), i falsi pentiti Vincenzo Scarantino (calunnia aggravata), Francesco Andriotta (calunnia aggravata) e Calogero Pulci (calunnia aggravata) che con Candura hanno depistato le indagini che portarono erroneamente all'ergastolo di 7 innocenti. Per loro il processo inizierà davanti alla Corte D'Assise di Caltanissetta, il prossmo 22 marzo.

L'indagine bis, conclusasi lo scorso novembre è scaturita dalle dichiarazioni del pentito Spatuzza, considerato attendibile dai pm e che ha fornito un quadro diverso delle responsabilità.

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