Oggi si svolgerà l'autopsia sul corpo di Francesco Nangano, mafioso di Brancaccio, ammazzato sabato sera in via Messina Marine da due killer con il volto coperto dai caschi integrali. Dovrà essere completato anche l'esame sull'auto. Nessuno sa nulla nel quartiere. Allo Sperone, la zona in cui è avvenuto il delitto, nessuno parla "Tutti lo conoscevano, ma nessuno dice niente" mormora qualcuno. A Branaccio la voce che corre tra la gente è una, ovvero che Nangano fosse un latin lover : "Faceva il playboy, chissà che sgarro fece questa volta" dicono.
Gli inquirenti cercano di far convergere le ipotesi, certo in poche ore non è facile. La sua morte potrebbe essere stata decisa dal carcere. Forse Nangano, approfittando del campo libero lasciato dai boss al momento detenuti, Cesare Lupo, Nino Sacco e Giuseppe Arduino, aveva iniziato a muoversi nel quartiere come un boss e per questo avrebbero deciso di eliminarlo.
Anche la pista del regolamento di conti non è da escludere. I conti relativi alla sparizione con il metodo della lupara bianca di Filippo Ciotta: solo 20 giorni fa, il tribunale ne ha dichiarato dopo 28 anni, la "morte presunta". Ciotta, giovane ladruncolo di Brancaccio aveva compiuto delle rapine senza il permesso dei boss e per questo sarebbe stato punito. Sarà una coincidenza? Come ci ha detto il sostituto procuratore Gaetano Paci, che coordina le indagini, non è da escludere nemmeno questo. Le indagini sono in corso per trovare il movente ad un delitto che ha scosso, dopo due anni la pax in città. Di fatto Nangano era uno che l'aveva sempre fatta franca, tra accuse, arresti, vizi di forma , assoluzioni e persino un risarcimento milionario.
Nangano e la sua storia.
Il 20 gennaio del '98 venne arrestato per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, e successivamente gli venne contestato anche il reato di associazione mafiosa. Nel '99 venne scarcerato per decorrenza dei termini e scomparso poco prima di essere nuovamente raggiunto da provvedimento cautelare il 31 luglio del 2000 dopo essere stato condannato in primo grado a otto anni di reclusione per mafia. Condanna poi cancellata dalla Corte d'Appello nel 2001.
Nell'ottobre del 2000 fu condannato all'ergastolo dai giudici della seconda sezione della corte d' assise di Palermo, con Pietro Salerno, Giuseppe Lucchese, Antonino Marchese per alcuni omicidi compiuti tra l'83 e l'85, tra cui quelli dell'imprenditore Roberto Parisi e dell'ex senatore repubblicano Ignazio Mineo di Bagheria.
In quel periodo Nangano era ancora latitante. Pochi mesi dopo, nel gennaio del 2001 venne catturato a Brancaccio, nell'appartamento di Domenico Caviglia dove si era nascosto. Nel 2002 era in carcere in attesa di giudizio per l'omicidio di Filippo Ciotta per cui si fece 4 anni e 10 mesi di galera. I giudici di primo grado lo avevano condannato all'ergastolo; in secondo grado la pena era stata ridotta a 24 anni e dopo l'annullamento della Cassazione, i giudici della corte d'assise d'appello stabilirono nel 2005 che Nangano era innocente. La storia di Nangano fu segnata da un altro evento eclatante: la relazione sentimentale, durante la sua latitanza, con un'assistente sociale e giudice popolare in processi di mafia, Sonia Lo cascio (che nel 2007 ha chiesto un risarcimento danni al Giornale di Sicilia per i danni subiti, ndr).
Definito dai pentiti Salvatore Grigoli ed Emanuele Di Filippo un uomo di punta del racket delle estorsioni per conto dei boss di Brancaccio, durante la sua latitanza pare fosse ricercato anche dai killer della mafia per avere importunato la donna di un boss.
Palermo.Omicidio in via Messina Marine. La mafia torna ad uccidere