Un milione e mezzo. E' quanto costa ogni settimana alla Regione il noleggio dei mezzi per conferire i rifiuti di Palermo e provincia nelle altre 5 discariche della Sicilia individuate in seguito alla chiusura di Bellolampo a causa dell'incendio. Un milione e mezzo a settimana a fronte 5 milioni di euro di disponibilità della Regione e che tra meno di 4 settimane saranno quindi esauriti. Dopo di che la raccolta si fermerà e Palermo non potrà che essere sommersa dalla "monnezza". Si come la chiamano a Napoli, perché alla fine ci siamo ridotti proprio come Napoli.
Forse peggio, perché noi dobbiamo combattere anche con un nemico invisibile, ma tossico che sono tutti gli elementi cancerogeni che da quasi 10 giorni vengono emessi con la combustione dei rifiuti di Bellolampo. Invisibile perché ancora non si hanno dati certi sulla diossina. Come abbiamo già scritto ieri ma ribadiamo oggi, l'Arpa ha diramato una nota ufficiale in cui è scritto a chiare lettere che "i campioni pervenuti fin ora sono relativi ad attività di campionamento predisposte per altri fini e quindi non ottimali per la determinazione di diossine".
Quando riaprirà la discarica è difficile a dirsi, soprattutto perché la riapertura e strettamente collegata alla messa in sicurezza della discarica e ancor prima alla riattivazione della rete di estrazione di biogas, danneggiata dalle fiamme. L'estrazione del biogas è fondamentale per la salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica e questo già da dieci giorni non avviene.
I Biogas sono " una miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte metano, dal 50 al 80%) prodotto dalla fermentazione batterica in anaerobiosi (assenza di ossigeno) dei residui organici provenienti da rifiuti, vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o fanghi di depurazione, scarti dell'agro-industria. L'intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano (metanizzazione dei composti organici)". L'Arpa stessa per altro aveva dichiarato i primi giorni che tra i maggiori timori dei tecnici (diossina a parte) c'è la possibilità che "si formino pozze di biogas a rischio di esplosione".
L'Azienda regionale protezione ambiente guidata da Salvo Còcina, continua ad invitare a non allarmarsi. Ma la domanda che nasce spontanea è: ma se con il semplice incendio di un cassonetto si parla di danno all'ambiente, di diossina, perché mai con la combustione di un'intera discarica, non dovremmo allarmarci?
E a rendere plausibili le paure dei cittadini anche la notizia che i pm che indagano sul rogo, Geri Ferrara e Ignazio De Francisci, ipotizzano ora il reato di disastro ambientale. "Domani (oggi, ndr) - ha detto a Palermo Report Ferrara - faremo un altro controllo dall'alto in elicottero per monitorare a distanza di qualche giorno la situazione". Nel fascicolo, aperto inizialmente per incendio, vanno aggiungendosi nuove contestazioni a carico di ignoti infatti. L'allarme è anche per la grossa presenza di policarburi aromatici, come il benzene, altamente cancerogeno, che in quartieri come Cruillas ha superato 5 volte i limiti massimi di legge.
Oggi i cittadini si sono riuniti per la seconda volta in assemblea, al Palazzo delle Aquile. C'è molta confusione dovuta soprattutto alla poca chiarezza sui dati relativi ai monitoraggi che crea solo forti dubbi ogni giorno che passa.
Le strade intanto sono invase dai rifiuti. Che la raccolta non funzioni già è sotto gli occhi di tutti. Diverse segnalazioni ci sono arrivate dai cittadini, da Mondello a viale Michelangelo, dalla zona di viale Strasburgo alla via Brunelleschi. Montagne di rifiuti che ostruiscono addirittura le carreggiate e tombini otturati.
La Protezione civile ci ha comunicato che il fuoco sembra ormai essere stato domato, anche se bisogna aspettare ancora qualche giorno per avere la certezza che anche all'interno sia così. E questo potrà essere stabilito solo con la rilevamento della temperatura superficiale.
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