Venturino 5 Stelle “il vero problema è che nel movimento non si può dissentire”

 

Antonio VenturrinoIl Vicepresidente dell'Assemblea regionale Siciliana, Antonio Venturino, eletto alle ultime elezioni regionali nelle liste del movimento 5 Stelle, non ci sta alle accuse mosse dai propri leader che lo hanno portato all'espulsione dal Movimento. Le accuse riguardavano il fatto che già da qualche mese l'On. Venturino non avrebbe restituito il 50% del proprio stipendio come fanno invece tutti gli altri eletti a 5 Stelle. “ho restituito oltre il 50% degli emonumenti” dichiara l'interessato, “il vero motivo della mia messa al bando è quella del dissenso politico, ho solo avuto il coraggio di palesare una valutazione politica differente rispetto a quella dei miei colleghi e sono stato messo alla berlina.

Il mio intento era quello di evidenziare una posizione che oggi sono convinto è confermata da una cospicua parte degli elettori del 5 stelle, ovvero una posizione meno assolutista sulla necessità di far partire un governo per il paese”. In questo momento c'è bisogno di una politica del fare, e non di barricate invalicabili

Avendo il mio gruppo parlamentare sottolineato la questione restituzione, ricordo agli stessi ed agli attivisti che il problema restituzione emolumenti è avvenuto nel solo mese di marzo, quando per una serie di impegni istituzionali ho più volte avuto la necessità di spostarmi a Roma, così dello stipendio di marzo da cittadino all'Ars mi è rimasto ben poco, ecco perchè non ho materialmente potuto fare il bonifico per il microcredito.

Il mio compenso lordo è paria a € 20.309,53 di cui ho sempre versato circa 13.000 euro al fondo per il microcredito

"A marzo non mi è rimasto nulla - continua Venturino- ed ho capito che se si vuole svolgere serenamente un mandato istituzionale non posso sottopormi alla gogna mediatica di chi mi attacca sul perchè una settimana ho speso 50 euro ed una 80 euro per il carburante. La rendicontazione è stata per me uno strumento di trasparenza importantissimo. Avevo proposto ai miei colleghi di conferire con Beppe Grillo e proporre un tetto unico per tutti, in cui comprendere anche le spese, anziché 2.500 euro più spese rendicontate che significa trattenere sempre dai 4-5 mila euro al mese, avrei preferito che si ponesse un tetto anche pari a questi 5 mila euro in cui far entrare tutte le spese, senza quindi necessità di rendicontazione, divenuta ormai un assillo più che uno stimolo. È una questione sollevata non solo dal sottoscritto ma anche dai colleghi romani. Far politica ed avere responsabilità istituzionali di firmare carte, bilanci e documenti è cosa ben diversa dallo stare dietro ad un pc ed attaccare senza conoscere la realtà delle cose. A proposito della mia epurazione, ricordo che lo stesso sistema giudiziario mondiale, prevede diversi gradi, prima di appurare che uno debba andare in galera, non basta un sospetto per determinare la colpevolezza di un altro. Con le barricate non si fa politica - conclude - ma si rimane solo al piano della protesta e non della responsabilità di rappresentare un paese che forse per nostra cagione, abbiamo riconsegnato in mano a Berlusconi, tradendo la volontà di oltre 8 milioni e mezzo di italiani".