"L'ENI, nella vicenda della raffineria, si sta comportando non come un imprenditore responsabile che vuole rilanciare l'attività produttiva di un sito industriale di straordinaria importanza per la Sicilia, ma bensì con una logica predatoria. Riduzione dell'impianto ad un mero deposito di greggio che non potrà dar lavoro a non più di trecento persone e, contemporaneamente, grande rilancio dell'attività estrattiva in Sicilia con investimenti considerevoli. Oltre il danno, la beffa! Ai Gelesi, ai Siciliani rimarranno in eredità una situazione occupazionale insostenibile con migliaia di lavoratori licenziati e senza alternative, ed un territorio devastato dal punto di vista ambientale e sanitario. L'azienda, le istituzioni hanno forse dimenticato le centinaia di casi di tumore, le malformazioni genetiche dei neonati, gli studi scientifici che hanno dimostrato la stretta connessione tra l'inquinamento provocato dall'attività della raffineria e lo stato di salute di coloro che sono costretti a convivere con lo stabilimento?
L'ENI si assumi le sue pesanti responsabilità, riveda i suoi progetti, non può continuare a prendere, a devastare e poi scappare.
Noi di SEL, esprimendo piena solidarietà ai lavoratori oggi in sciopero, ci opporremo con forza contro questi propositi dell'azienda petrolifera italiana. E' possibile un piano industriale alternativo e sostenibile, che abbia come obiettivo sia la salvaguardia dei posti di lavoro, sia la tutela dell'ambente e della salute dei cittadini di Gela.
Renzi e Crocetta si diano da fare, utilizzino tutto il loro potere contrattuale, non indifferente, per fare cambiare verso alla trattativa azienda-sindacati."
Cosi Massimo Fundarò, coordinatore regionale di Sinistra Ecologia e Libertà Sicilia