Il disastro della politica regionale ormai è alla luce del sole, e come una strada scarificata, solca la pelle dei siciliani. A un anno e mezzo dall'elezione del nuovo governatore, Rosario Crocetta, non sembra arrestarsi il balletto dei ricatti di una maggioranza parlamentare inesistente, delle minacce e dei falsi diktat di una classe politica piegata in se stessa che non riesce a guardare oltre il “banchetto” della propria poltrona.
C'era aria di cambiamento in Sicilia, ma c'è da chiedersi, parafrasando un vecchio detto, se, “non si stava meglio mando si stava peggio”. È certamente vero che un vecchio sistema è saltato, ma dopo la deflagrazione sono rimaste solo le macerie, nulla si sta costruendo ma ancor prima nulla sembra essersi progettato. Il governatore della Sicilia è stato eletto con l'appoggio politico dell' Udc e del Partito democratico, e di quella che doveva essere una semplice lista satellite, il Megafono. Lo stesso che secondo gli ormai giurassici accordi sarebbe dovuto andare a confluire nel PD. Il risultato atteso è stato ben diverso... l' Udc essenzialmente esiste solo “sulla carta” in Sicilia, scomparso dalla scena politica nazionale, il Megafono è diventato partito a se e non sembra voler traghettare in nulla che non sia Crocetta, che per la cronaca è comunque iscritto al Partito Democratico. Partito Democratico che non fa altro che battagliare su ruolo e poltrone assessoriali, rinunciando a qualsiasi “dignità” politica nella gestione del proprio peso politico, facendosi dilaniare da correnti e vecchi rancori dei rottamati, che come dimostrano i fatti tutto sono tranne che rottamati. Fa sorridere che lo stesso pd, proprio ieri, dichiari di ritirare i propri assessori dalla giunta di governo, senza fare i conti preventivi con il fatto che gli assessori decidono di non dimettersi.... Politica vorrebbe, che all'indomani tutti i deputati del Partito Democratico ufficializzino il proprio passaggio all'opposizione parlamentare, facendo di fatto cadere il governo. Ma ciò avviene sempre con quella ben nota logica, puramente democristiana, del bastone e della carota. Varie sono le dichiarazioni in tal senso: “ ora in aula per Crocetta sarà dura, se non si trova una quadra il Governo avrà la vita difficile, vedremo i vertici nazionali cosa diranno, ecc. ecc.” Siamo al mercato delle vacche, senza voler offendere gli amici bovini. Si usa un futuro prossimo, che nulla a che vedere con il futuro dei Siciliani.
La politica ha perso qualsiasi regola e deontologia ideologica e di coerenza, oggi la si fa solo sulla logica pedestre della spartizione dei posti, della concertazione ad oltranza, anche quando non c'è più nulla da concertare, del mantenere le posizioni, convinti che gli elettori non guardino, capiscano, giudichino.
Ma sopratutto, appare evidente, come ormai il Parlamento sia un organismo decisionale di se stesso, che l'unica attività parlamentare in essere, quando l'aula non è deserta, è quella legata a fare il braccio di ferro e a sgomitare per far si che all'interno e solo all'interno di quel palazzo si arrivi a quell'equilibrio che lasci contenti esclusivamente i propri inquilini. Non mi sovviene nessun trattato o più semplice, buon senso comune, che mi ricordi che la funzione di un Parlamento sia questa. E per dirla tutta non mi sembra che quello nazionale stia su logiche diverse.
Ma qui in ballo c'è la Sicilia e i Siciliani che, pur avendo mandato loro in parlamento queste persone, non meritano questo sterile teatrino. Teatrino in cui attori e pubblico coincidono in una rappresentazione, ben riuscita, del peggio che la politica può esprimere.
La Sicilia sta affondando, è già semi sommersa da quella che era crisi e che oggi è disperazione.
Maggioranza, opposizione, governo, sono impantanati in lotte intestine che nulla hanno a che vedere con strategie, interventi economici, de-burocratizzazione, sviluppo e incentivi a rimanere in un isola che si è già distrutta, e in cui si rovista nelle macerie senza ricostruire nulla.
Di Ugo Piazza (nella Foto)