"Cosa è cambiato a Brancaccio negli ultimi venti anni? Molto, ma non certo per merito delle istituzioni". Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, fondato dal parroco antimafia don Pino Puglisi, beatificato lo scorso 25 maggio, non usa mezzi termini. Un duro atto d'accusa che arriva a pochi giorni dal ventennale dell'uccisione del prete buono, freddato dai sicari di Cosa nostra nel giorno del suo 56esimo compleanno, mentre tornava a casa.
"Tutto quello che è stato fatto nel quartiere - spiega - è merito dei volontari, che in tutti questi anni hanno cercato di dare corpo e sostanza ai sogni di don Puglisi, ascoltando le esigenze del territorio. Al contrario le istituzioni sono state assenti e la politica inadeguata. Sono stati messi in campo interventi spot, ma mai un vero progetto per Brancaccio, un progetto coordinato".
Per Artale le celebrazioni di anno in anno si sono trasformate in "un rito di routine", ma "l'attenzione per il quartiere di don Pino non c'è stata".
Una bocciatura senza mezzi termini della politica "sia di destra che di sinistra - puntualizza Artale -, perchè alla base c'è un'assenza di valori, testimoniata dalle inchieste giudiziarie che si susseguono e consegnano ai cittadini uno spaccato desolante". Eppure a Brancaccio ancora si spera. "Ce lo ha insegnato Puglisi - conclude il presidente del Centro Padre nostro -. Ha consegnato ai giovani un insegnamento: il coraggio di sperare e di non abbattersi anche quando tutto intorno invita alla rassegnazione. Così noi siamo andati in strada e abbiamo cercato di realizzare i suoi sogni".