Il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, deve decidere: o il Pd o il Megafono. È questo, in sintesi, quanto deciso dalla commissione di garanzia del partito, che ha esaminato il 'fascicolo Crocetta'. La commissione ha ammonito, ma non espulso, il governatore.
Al termine della riunione, la commissione ha diffuso una nota nella quale dice 'no' alla nascita di partiti 'paralleli' e invita Crocetta ad abbassare i toni. La commissione quindi vigilerà su Crocetta in vista di una 'verifica' sull'attuazione delle suddette indicazioni.
Nella nota si ricorda l'articolo 2 comma 9 dello statuto del Pd: "Sono escluse dalla registrazione nell'anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori del Pd le persone appartenenti ad altri movimenti politici o iscritte ad altri partiti politici o aderenti a gruppi consiliari diversi da quello del Partito democratico".
La commissione riconosce che "è nella natura stessa del partito allargare le sue iniziative, aumentare i suoi contatti con la società e i suoi movimenti" ma allo stesso tempo esclude la possibilità di coesistere con una "strutturazione parallela articolata, finalizzata ad una presenza permanente sulla scena politica".
"La Commissione nazionale garanzia del Pd - commenta il segretario del partito in Sicilia, Giuseppe Lupo - ha deciso in sintonia con quanto stabilito con il documento finale della direzione regionale di sabato, approvato a larghissima maggioranza. È un dato importante".
Per nulla preoccupato il diretto interessato. "Se vogliono cacciarmi – dice -
lo facciano pure, se vogliono farmi passare per un eretico, io da sempre sono stato un eretico. Nessuno mi può fermare, io vado avanti".