Giunta di Palermo è quasi ora del rimpasto

 

Anche a Palermo sembra essere pronto il rimpasto della giunta di governo della città. A quasi due anni dall'elezione del sindaco Orlando e dei relativi assessori molto è cambiato nel panorama politico e nei relativi equilibri, da cui comunque il Sindaco si è sempre ostinato a restarne fuori, preferendo a dir suo " di lasciare Palermo libera dalle gabbie politiche e dai diktat romani". Ma qualcosa potrebbe non essere andato come previsto. Certamente il gradimento personale sul lavoro svolto da alcuni assessori è venuto meno e l'apertura alla corrente di Giuseppe Lupo del Partito Democratico potrebbe aver aperto altri ragionamenti, anche se lo stesso Lupo dichiara che non intende indicare alcun assessore a Palermo. Da tempo si parla di rimpasto in giunta a Palermo e, a far da giro di boa per la rotazione è stato, più o meno ufficialmente, il ruolo dell'attuale assessore alla Cultura Francesco Giambrone il quale dovrebbe a giorni lasciare il proprio posto in giunta per andare a ricoprire l'incarico di sovrintendente del Teatro Massimo, nomina che spetta al Ministro dei Beni Culturali Franceschini che sembrerebbe avere sciolto ogni riserva, come da noi già preannunciato qualche settimana fa.
La nomina di Giambrone, di fatto, apre al rimpasto in giunta. Al suo posto potrebbe andare Giuseppe Marsala, consulente dei Cantieri Culturali, ma sembrerebbe che il sindaco stia ragionando anche su altre possibilità dal profilo più consistente. A uscire dalla giunta sembrerebbero certi l'Assessore Agata Bazzi con delega alle Manutenzioni e Marco Di Marco oggi assessore alle attività produttive. Potrebbe saltare anche Giuseppe Barbera che oggi ha in mano il verde urbano. L'unica certezza sembra essere del ritorno in giunta di Emilio Arcuri, oggi presidente di AMG.
Per i nuovi ingressi vedremo se la linea di Orlando sarà quella attingere a puri tecnici a lui vicini o se deciderà di aprire alle forze politiche provando a ricongiungere una linea unitaria di centrosinistra in città, sempre ammesso che le forze politiche credano ad un nuovo corso nell'amministrazione di una città che resta in gravi condizioni finanziarie che sociali.