Ddl antiparentopoli, troveranno l'accordo?

crocettaAncora molte polemiche ma nessuna decisione concreta per il ddl 'antiparentopoli' in discussione all'Assemblea regionale siciliana.
Ieri in Aula è approdata una nuova versione del testo, dopo la sostanziale bocciatura da parte del commissario dello Stato, ma è stato un succedersi di sospensioni e richieste di rinvio.

E' stato Marco Forzese, presidente della 1^ commissione, a chiedere di modificare il calendario parlamentare prevedendo una finestra ad hoc dal 7 all'11 settembre per discutere "di questa legge così delicata".

La richiesta, bocciata, ha sollevato molte critiche.
Per il capogruppo Pd, Antonello Cracolici, "sarebbe un errore gravissimo 'decidere di non decidere': il rinvio a settembre del ddl antiparentopoli sarebbe un clamoroso autogol per questo Parlamento". Per Cracolici "oggi più che mai l'Ars ha il dovere di prendere una posizione netta sul tema delle incompatibilità fra il ruolo di parlamentare e gli interessi imprenditoriali ed economici che hanno a che fare con la Regione".

La discussione si ricomincerà oggi alle 11, ma la seduta si prospetta movimentata.

"Sulla legge antiparentopoli - spiega il governatore Rosario Crocetta - abbiamo lavorato sodo. Il testo è molto netto non può essere dichiarato anticostituzionale perchè prevede l'estensione di una serie di ineleggibilità e incompatibilità già previste dalla legge del '51. I criteri di incompatibilità che inseriamo non hanno precedenti in Italia e colgono delle specificità che sono tipiche della Regione siciliana, risolvendo problemi legati agli enti di formazione".


In un comma, aggiunge il governatore, si indica la netta ineleggibilità di coloro che fanno parte di queste strutture anche con la qualità di socio, di funzionario o dirigente, con qualsiasi titolo si faccia parte di questi enti.


"Ovviamente – dice Crocetta - questi problemi si possono risolvere dimettendosi 90 giorni prima e sciogliendo le incompatibilità, ma una principio nuovo che si stabilisce è che i deputati e i componenti del governo, nel corso della legislatura, non possono modificare la loro posizione rispetto a enti che hanno rapporti di natura economica con la Regione".