Non facciamoci prendere in giro dalle dichiarazioni di molti deputati regionali e dirigenti di partito pronti, solo a parole, a stracciarsi le vesti per mandare via la Giunta presieduta da Rosario Crocetta (nella foto sotto). In realtà, non ne hanno alcuna intenzione e il governo regionale durerà, salvo dimissioni di Crocetta da lui stesso categoricamente escluse, l'intera legislatura, cioè altri tre anni pieni. Inutile, inoltre, andare dietro a invocazioni di commissariamento della Regione, auspicabile sotto diversi aspetti, ma poggiate giuridicamente sul nulla. Non commento lo spettacolo indecoroso che sta offrendo la politica siciliana e rimango nel tema, vi garantisco che la lettura sarà interessante. Ai sensi dello Statuto della Regione Siciliana in vigore abbiamo cinque norme che vanno in direzione della fine anticipata della legislatura, tutte sorrette dal principio "simul stabunt aut simul cadent" (insieme staranno o insieme cadranno), secondo il quale se decade il Presidente della Regione decade anche l'Assemblea regionale e viceversa. Vediamole sinteticamente, senza entrare nei dettagli procedurali. L'art. 8 prevede lo scioglimento dell'Assemblea regionale "per persistente violazione" dello Statuto. Nel medesimo articolo 8, ultimo comma, è sancita la possibilità di rimuovere il Presidente della Regione, seppure eletto a suffragio universale, "che abbia compiuto atti contrari alla Costituzione o reiterate e gravi violazioni di legge. La rimozione può altresì essere disposta per ragioni di sicurezza nazionale". Altra norma che determina la cessazione anticipata della legislatura è l'ultimo comma dell'art. 10 dello Statuto che disciplina l'eventualità di dimissioni, di rimozione, di impedimento permanente o di morte del Presidente della Regione. In tali frangenti, ovviamente, si procede a nuova e contestuale elezione dell'Assemblea regionale e del Presidente della Regione. Si converrà che tutte e tre le disposizioni richiamate contemplano ipotesi ad oggi soggettivamente e oggettivamente insussistenti o non agevolmente configurabili per la loro straordinaria gravità. Soffermiamoci, adesso, sugli ultimi due casi, politicamente più rilevanti perchè implicano un'attività del Parlamento siciliano. L'art. 8 bis dello Statuto recita: "Le contemporanee dimissioni della metà più uno dei deputati determinano la conclusione anticipata della legislatura dell'Assemblea, secondo modalità determinate con legge adottata dall'Assemblea regionale, approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti". Articolo molto affascinante, peccato che per essere applicato occorra una legge regionale che non mi risulta sia stata ancora varata. Comunque sia, non ce li vedo 46 deputati regionali che corrono in massa a dimettersi. In ultimo, eccoci giunti a un'altra fondamentale norma, l'unica in astratto praticabile, contenuta nell'articolo 10, primo comma, sempre dello Statuto. "L'Assemblea regionale può approvare a maggioranza assoluta dei suoi componenti una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della Regione presentata da almeno un quinto dei suoi componenti e messa in discussione dopo almeno tre giorni dalla sua presentazione. Ove la mozione venga approvata, si procede, entro i successivi tre mesi, alla nuova e contestuale elezione dell'Assemblea e del Presidente della Regione". In buona sostanza, l'Assemblea regionale dovrebbe approvare una mozione di sfiducia nei confronti di Crocetta che automaticamente determinerebbe la caduta sia del Presidente della Regione sia della stessa Assemblea, ricordiamo il principio"simul stabunt aut simul cadent", cioè tutti a casa ben tre anni prima del fine mandato. Chi scommetterebbe un solo centesimo su siffatta prospettiva? Credo nessuno. Nessuno immagina che la maggioranza assoluta dei deputati regionali sia disponibile, nemmeno per il bene della Sicilia, a mollare la poltrona con connessi privilegi, ricche indennità e con un grosso punto interrogativo sulla propria rielezione. Ecco perché Crocetta rimarrà in sella fino a ottobre del 2017.
Pippo Russo