Consiglio comunale di Palermo. Quella mozione non andava approvata...

Ci sono tanti esempi di cattolicesimo praticato, non raramente tra loro confliggenti nel modo di intenderlo. Qualche volta non si comprende cosa abbiano a che fare con il Vangelo certe prese di posizione di chierici, magari d'alto rango, e di laici che guardano alle regole, ai precetti piuttosto che al cuore e all'amore per il prossimo. Così, invece di testimoniare la propria fede con la vita, non con le prediche, preferiscono passare la vita a giudicare e a condannare. Lungi da me volere puntare il dito verso chi pensa di avere la verità in tasca insieme ai modi per giungere al premio eterno con la sicurezza di chi si sente nel giusto, ma è inaccettabile che qualcuno seduto nelle istituzioni pensi di imporre alla collettività le proprie convinzioni religiose, per giunta discutibili. Le istituzioni devono garantire i diritti di tutti, secondo la Costituzione, indipendentemente dal colore della pelle, dalla condizione sociale, dal sesso, dalle opinioni, dal credo religioso. Il 7 agosto scorso il Consiglio comunale di Palermo quasi all'unanimità, con quattro astensioni su trentaquattro presenti, ha approvato una mozione urgente, si urgente, nella quale, premesse alcune solenni affermazioni sulla famiglia fondata sul matrimonio, ha impegnato la Giunta comunale ad individuare una data per la celebrazione della "Festa della Famiglia Naturale". Tra le premesse ce n'è una in cui si chiede, quasi espressamente, che le istituzioni provvedano ad aiutare economicamente le famiglie che intendono scegliere per i figli le scuole private, immagino cattoliche. Si sono scatenate le polemiche. In particolare, il Consiglio comunale viene accusato di palese contradizione per avere in precedenza dato il via libera al Registro delle unioni di fatto. Io credo che l'approvazione di questa mozione sia stato un errore e non perchè c'è contraddizione con il Registro delle Unioni di fatto, che c'è, ma a prescindere, anche se quel registro non fosse mai stato istituito. La mozione, formalizzando una continua sovrapposizione tra "famiglia naturale" e famiglia fondata sul matrimonio, quando non esiste il concetto di "famiglia naturale" ma di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, con il rischio di inculcare un principio che ciò che non è unione "naturale", tra uomo e donna, è unione aberrante, viola pesantemente la laicità dello Stato, che ha l'obbligo di tutelare tutte le forme di convivenza, contiene affermazioni alcune delle quali assolutamente opinabili e ambigue ("...la famiglia fondata sul matrimonio come istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita – senza matrimonio una coppia non è aperta alla trasmissione della vita? - come unico adeguato ambito – che vuol dire adeguato? - in cui possono essere accolti i minori in difficoltà, anche attraverso gli istituti dell'affidamento e dell'adozione..."), altre oggettivamente irricevibili ("...il Consiglio comunale dichiara la propria opposizione a qualunque tentativo di introdurre nell'ordinamento giuridico disposizioni normative tali da alterare la stessa struttura della famiglia, comprimere i diritti dei genitori all'educazione dei figli, ignorare l'interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all'interno di una famiglia naturale". Cos'è una sorta di avvertimento rivolto agli organi legislativi di garantire solo la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna se non, addirittura, di penalizzare le altre forme di convivenza?), può introdurre elementi di ulteriore conflittualità all'interno della società e, involontariamente, può alimentare i pregiudizi, purtroppo esistenti, verso le altre forme di convivenza al di fuori del matrimonio o delle unioni tra uomo e donna. Penso che il Consiglio comunale debba offrire ai cittadini una spiegazione e, se lo ritiene nella sua autonomia, rivedere l'atto in parola.

Pippo Russo