Il 1992 è stato un anno che ha segnato la storia recente di questo paese. Oggi, con il ventennale dell'omicidio di Salvo Lima, comincia una lunga stagione di ricordi, commemorazioni, ventennali che servono a ricostruire non solo la Storia di Palermo e della mafia in Sicilia, ma servono a leggere meglio l'intera storia, anche politica, d'Italia.
Dopo vent'anni sappiamo per certo che Salvo Lima fu salvato due volte per ordine di Provenzano. Dopo il 1989 ed il maxiprocesso, non fu più possibile ai corleonesi proteggerlo ancora e tutto questo oggi è noto grazie al racconto fatto dal pentito Nino Giuffrè. Sempre nel 1992, un giovane Orlando abbandonava la DC e creava la Rete, il muro di Berlino era crollato e la DC ed il PCI stavano per crollare, travolti dalla Storia, dall'ondata di Tangentopoli e dalla nuova strategia mafiosa.
Una strategia puramente terrorisitca, una strategia tesa a dettare le prorpie condizioni allo Stato, non più disposto a farne il braccio armato per operazioni "sporche". L'omicidio di Salvo Lima fu solo il primo passo, il primo messaggio. Mentre Falcone creava la DIA e la Superprocura, gettando un occhio attento alla Cassazione, il messaggio che arrivò forte e chiaro dai corleonesi fu l'impossibilità di una trattativa. I promotri del "dialogo", come Andreotti e Lima, dovevano mettersi da parte.
Falcone definì l'omicidio di Lima come un passaggio logico, Totò Riina e soci avevano intenzione di uccidere e mandare messaggi a colpi di bomba ed attentati a tutti le sedi del potere in Italia. Nacque così la bomba allo stadio Olimpico (Stato), a San Giovanni in Laterano (Vaticano), ai Gergofili (Massoneria). Totò Riina voleva un riconoscimento dei "diritti" di uno dei bracci armati dello Stato in Sicilia, usato spesso per la rimozione di personaggi scomodi o che potessero mettere in pericolo l'integrità stessa della Repubblica. Gli omicidi di Falcone e Borsellino, avvenuti pochi mesi dopo servirono solo a togliere di mezzo, gli ultimi due apparti dello Stato rimasti ad ostacolare attivamente la trattativa.
Salvo Lima fu il primo, il primo a cadere e ad inaugurare una stagione di omicidi mirati per una guerra condotta su più piani a tutti gli apparati dello Stato. Una guerra di cui non si ebbe piena consapevolezza allora e che ancora oggi, nonostante gli anni e le nuove evidenze portate alla luce, stenta ad essere riconosciuta.