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Unioni di fatto e la Bossi-Fini in pasto all'ipocrisia della politica italiana

 

"Non si può pensare alle unioni civili senza pensare prima alle famiglie", parole di Angelino Alfano, il diversamente berlusconiano, così si è definito quando ruppe con il signore di Arcore, che inizia a mettere i paletti di sbarramento alla proposta del segretario del Pd Matteo Renzi di introdurre nel nostro ordinamento una specifica disciplina delle unioni di fatto o unioni civili. "Tra quelli che si sono cuciti la bocca nel Cie di Roma alcuni avevano già conti in sospeso con la giustizia. Con la sicurezza degli italiani non si scherza", sempre parole di Angelino Alfano che innalza un muro all'altra proposta di Renzi, quella di abolire la Bossi Fini. Ciò che lascia a bocca aperta è l'incredibile faccia tosta di alcuni politici nostrani nel fare dichiarazioni che contrastano completamente con i comportamenti e le scelte politiche concrete. Vizio bipartisan ma che nel caso che stiamo trattando emerge con maggiore, diciamo, vigore. Bisogna pensare prima alla famiglia? Intanto cosa c'entra mettere in contrapposizione famiglia e unioni civili? Una buona politica che guarda a tutti i cittadini, uguali secondo la nostra Costituzione senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali, deve pensare sia alle famiglie sia a dare garanzie di diritti a chi, comunque, vive l'unione tra due persone in un contesto diverso; e, poi, cosa ha fatto per la famiglia la parte politica cui appartiene Alfano quando ha governato? Assolutamente nulla. La spesa in favore della famiglia era la più bassa in assoluto e poco o niente è stato creato per sostenere la maternità e il welfare familiare. E', allora, sempre il solito discorso d'ingraziarsi le simpatie del Vaticano? Nel recente passato era così e ha funzionato, determinando un evidente, e aggiungo ovvio, spaventoso calo di credibilità della Chiesa. Oggi con Papa Francesco la musica è diversa, anche se alcune incrostazioni e simpatie berlusconiane, che nulla hanno a che vedere con i valori evangelici, rimangono ai piani alti e bassi delle gerarchie ecclesiastiche. Forse ha ragione Curzio Maltese, nel suo articolo di oggi su Repubblica, probabilmente si tratta di una strutturale incapacità della politica italiana di fare riforme vere e serie più che dell'influsso esercitato dai Sacri Palazzi. Sull'abolizione della Bossi-Fini e sulle frasi usate da Alfano per esprimere il suo dissenso rasentiamo, al di là del merito della necessaria abolizione di una legge razzista e ingiusta, il paradosso, il grottesco. Gli immigrati che nei giorni scorsi hanno inscenato la protesta delle bocche cucite nel Centro identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria avevano già conti in sospeso con la giustizia, ha affermato il ministro dell'Interno. Pure qui, cosa c'entra mettere insieme un tema di portata globale che riguarda la mobilità di centinaia di migliaia di essere umani con le questioni penali di singoli, neri o bianchi che siano? E, infine, a proposito di conti in sospeso, bè, insomma, come Berlusconi, di cui Alfano è stato per lunghissimi anni il principale turiferario, che di conti in sospeso con la giustizia ne ha tanti. Anzi ha pure un conto già chiuso, con una sentenza definitiva di condanna a quattro anni per frode fiscale ancora inapplicata.

Pippo Russo