La Procura di Palermo ha depositato in Corte Costituzionale la memoria illustrativa, di 28 pagine, per avvalorare l'infondatezza del ricorso sul conflitto tra poteri dello Stato sollevato dal Quirinale in merito alla vicenda delle intercettazioni indirette, che hanno coinvolto Giorgio Napolitano per alcune telefonate con l'ex ministro Nicola Mancino, nell'ambito della presunta trattativa Stato-mafia.
"La Procura ha agito nel pieno rispetto delle norme di legge" e "i fatti lamentati nel ricorso non costituiscono menomazione delle attribuzioni del presidente della Repubblica". E' quanto si legge nella memoria illustrativa depositata dai professori Alessandro Pace, Giovanni Serges e Mario Serio alla Corte Costituzionale per contro dei pm di Palermo.
Il ricorso alla Consulta predisposto dall'Avvocatura dello Stato per conto del presidente della Repubblica contro la Procura di Palermo si fonderebbe – secondo quanto si legge nella relazione – "su un duplice equivoco: da un lato l'Avvocatura generale estende l'irresponsabilità del Capo dello Stato fino a farla coincidere con una sua pretesa inviolabilità; dall'altro confonde la disciplina della (ir)responsabilità del Presidente della Repubblica" con quella "delle garanzie del Capo dello Stato di fronte al compimento di atti e operazioni processuali relative a un terzo soggetto, nelle quali egli sia accidentalmente coinvolto".