Riprende domani la requisitoria di Di Matteo e si partirà dalla nomina nel giugno del 1993, del magistrato Francesco Di Maggio a vicecapo del Dap. Poco prima che il Gup Morosini rinviasse l'udienza, il pentito Giovanni Brusca ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee: "La sinistra compresi i comunisti sapevano della trattativa" ha detto il boss.
Requisitoria a porte chiuse quella di oggi all'aula bunker dell'Ucciardone. Non è una novità per l'udienza preliminare di questo processo, che fin dalla sua prima giornata è stata vietata al pubblico e ai giornalisti. Scelta questa legata alla volontà degli imputati. Una requisitoria durata 7-8 ore. In aula era presente tra gli altri, l'ex Ministro Mannino.
Dopo le premesse sui fatti contestati a ciascun imputato, è iniziata la discussione con una descrizione cronologica dei fatti che i pm (Di Matteo, Sava, Del Bene, Tartaglia e Teresi subentrato a Ingroia), hanno deciso di far partire già dal 91, dai tentativi di Riina, di "aggiustamento del maxi ter" in cassazione, fatto supportato dalla dichiarazioni del boss Salvatore Cancemi. Secondo il boss di Corleone "vi sarebbe stato un intervento nei gradi successivi del processo, perché in primo grado non c'erano speranze". L'aggiustamento del maxi, era obiettivo fondamentale per Riina, su cui aveva fondato la sua gestione unilaterale di Cosa Nostra e la sua credibilità.
Di Matteo parla dei successivi segnali negativi dati ai mafiosi in merito all'aggiustamento del maxi già nel 91: l'arrivo del giudice Falcone agli affari penali, l'introduzione del decreto legge sul calcolo dei termini di durata della custodia cautelare per i mafiosi, l'introduzione della presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari per i reati di mafia e ancora la regola della turnazione in cassazione voluta da falcone (ovvero l'estrazione a sorte della sezione della Cassazione dove si sarebbero dovuti tenere i processi giunti all' ultimo grado di giudizio, ndr9 che toglie il maxi processo al giudice Corrado Carnevale (considerato dai boss , la persona cui era possibile rivolgersi per l'aggiustamento, ndr) con la designazione invece del dott. Valente, giudice considerato non influenzabile.
E il legame con l'omicidio del giudice Antonio Scopelliti è quasi naturale. Considerato infatti dai Pm, forse l'ultimo disperato tentativo di condizionare l'esito del maxi. Durante una riunione nel dicembre 91 a casa di Guddo, Totò Riina sa che le cose non si sono messe bene e dice che a gennaio il maxi finirà male. E in quell'occasione che inizia ad essere messa a punto la strada di reazione: "tagliare i rami secchi', come dice Brusca, per costruire nuovi equilibri.
Di Matteo ha anche parlato di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito, secondo il pm con le sua testimonianza ha dimostrato una "attendibilità parziale ma significativa perchè supportata da numerosi elementi di riscontri su tutta la fase del rapporto che si sviluppò tra il padre Vito e i Carabinieri" nel periodo della trattativa .
Appuntamento a domani mattina, presso l'aula bunker del Pagliarelli.