Continui disagi al traffico veicolare con conseguente carico aggiuntivo di stress per persone e cose, stanno da mesi ma ancora di piu' da settimane ad esser provocati dai realizzandi lavori della fase finale del tram.
Certo, non ci sono dubbi che si potessero pianificare con modalità e archi temporali sicuramente migliori, lavorando di notte o ad Agosto, ma alcune riflessioni in merito alle stranezze di questa città, credo che forse dovremmo concedercele.
Non serve ricordare quanto nel panorama di sterilità occupazionale che ci contraddistingue, questa importante opera pubblica concorra oltre che a rappresentare lavoro per centinaia di famiglie, l'unico tentativo di sostenibilità ambientale legata al potenziamento di del servizio pubblico a scapito del veleno prodotto dalle automobili.
Il secondo punto si lega alla incapacità di comprensione che per uscire dal tunnel di disperazione sociale ed occupazionale, la città sotto la spinta di soggetti importanti ed inprescindibili come il Comune, la Regione, Confindustria, gli Ordini Professionali, l'Università, non ha altra scelta che divenire un cantiere infrastrutturale a cielo aperto.
Alle gru svettanti del sacco di Palermo, si dovrebbero contrapporre le gru del riscatto del nostro futuro comune.
E allora si, ben vengano i disagi del traffico, ben vengano ritardi e trasfusioni di pazienza.
Questa allora la speranza o la preghiera se volete, che si comprenda tutti che solo una città che diventi cantiere virtuoso diffuso sarà in grado di garantire una seria e puntuale continuità con il nostro lontano passato.
Ma non solo..
Non basta immaginare lo sviluppo locale come volano economico imprescindibile, lo si deve pianificare e curare nei più minuziosi dettagli.
Un'ultima considerazione me la riservo sui rumors legati agli sbomberi avvenuti lungo il tracciato dei lavori della metropolitana, perché se bisogna avere il rispetto più grande per le decine di famiglie sgomberate e ospitate a spese dell'impresa esecutrice i lavori e non dal Comune, bisogna aver cura al contempo di disegnare un quadro attendibile della realtà e dire che il modo selvaggio di costruire addossandosi gli uni agli altri, fenomeni di abusivismo integralista, pesanti conpromissioni strutturali, promiscuità strutturali prive di autorizzazioni, leggerezze continue e totale mancanza di buon senso unitamente ad una assenza cronica di controlli del territorio da parte dei settori del comune aventi titolarità in materia, ci consegnano una situazione di costruzioni in precario equilibrio di partenza.
Equilibrio che sempre e comunque, almeno in questa ridotta porzione di territorio urbano, qualcuno monitora costantemente a fronte di una sicurezza mai venuta meno.
Cosa che non avviene nel 99% delle nostre case tutte.
Forse è allora giunto il momento di cambiar verso, e capire i fenomeni prima di parlarne.
Forse non è più il momento di dare l'assalto al casus belli ma è il momento di recuperare lo spirito di comunità traguardando l'interesse reale al cambiamento. Cambiamento che non è mai privo di sacrifici ma deve altresì possedere le basi del buon senso.