Non più onorevole, non più deputato o senatore, non più componente di commissione o presidente ma semplice cittadino. O - se vogliamo - "disoccupato eccellente".
Sono tanti i big rimasti fuori dal Parlamento in questa tornata elettorale. C'è chi paga la posizione in lista e chi, invece, è rimasto vittima dello sbarramento.
Ecco allora che resta fuori - per la prima volta dal 1994 - Gianfranco Micciché. Ex sottosegretario con delega al Cipe e oggi capolista di Grande Sud al Senato non supera lo sbarramento e dice addio Roma.
Fuori anche l'ex presidente della Regione Siciliana e leader dell'Mpa Raffaele Lombardo. Anche per lui è stato fatale lo sbarramento al Senato.
Altra vittima dello sbarramento al Senato è Sel. Il partito di Vendola resta indietro e così le porte di Palazzo Madama restano chiuse per l'ex presidente della commissione antimafia Francesco Forgione. Deve invece puntare sulla rinuncia al seggio siciliano da parte di Tabacci per conquistare il titolo di "onorevole" Carmelo Lo Monte, già capogruppo dell'Mpa, oggi candidato nel Centro democratico.
Porte chiuse anche a "Rivoluzione civile" di Ingroia. Con lui restano fuori Antonio Di Pietro, Fabio Giambrone, segretario regionale di Italia dei Valori, Giovanna Marano, sindacalista Fiom e candidata alla Presidenza della Regione Siciliana "contro" Rosario Crocetta.
In casa Pd restano fuori Alessandra Siragusa, che vede sfuggire il seggio per via della posizione in lista, ma anche Tonino Russo e l'ex ministro Sergio D'Antoni.
Numeri troppo bassi anche per Fli. Restano così fuori dal Parlamento l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini e i suoi uomini a livello locale, come Fabio Granata e Alessandro Aricò.
Non entreranno alla Camera neppure Calogero Speziale (Pd), l'imprenditore Ettore Artioli e l'ex sindaco di Siracusa Roberto Visentin (Scelta Civica).
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