Che le critiche arrivino da avversari politici c'è da aspettarselo ma l'ultimo, in ordine di tempo, ad avere parole di condanna per il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta è stato il suo confessore personale, Don Luigi Petralia. Critiche non per un provvedimento, ma per le dichiarazioni che il governatore ha rilasciato mercoledì scorso alla trasmissione televisiva "Le Invasioni Barbariche".
Crocetta ha sostenuto che la Chiesa "per essere vicina all'uomo, dovrebbe avere un Papa donna, i preti sposati e celebrare persino i matrimoni tra omosessuali".
A Don Luigi Petralia queste parole non sono piaciute e ha messo nero su bianco le sue riflessioni. Una lettera aperta nella quale si è detto ''assolutamente in disaccordo con tutte le sue affermazioni sulla Chiesa".
''Le sue uscite fuori luogo, caro presidente Crocetta - scrive il parroco di Santa Lucia - mi sono sinceramente nuove, ripeto, completamente nuove. Mi dispiace, ma sono affermazioni da showman piuttosto che da politico o da cristiano-politico''. ''Sono temi molto seri e già risolti all'interno della Chiesa cattolica, la quale - prosegue la lettera di Don Petralia - non attende soluzioni dall'onorevole Crocetta, non essendo egli nè biblista, nè teologo, nè per altro titolo competente in queste questioni''.
Intervistato dai cronisti, il sacerdote ha aggiunto che ''con queste affermazioni, il governatore Crocetta si è posto fuori dalla Chiesa cattolica e potrà essere perdonato in confessione e rientrarvi solo se dimostrerà non solo a parole ma nei fatti di essersi sinceramente pentito di quello che ha detto".
Inevitabile la "difesa" del governatore. Interpellato dall'AdnKronos, Crocetta sottolinea che "è don Petralia che ha una posizione peccaminosa e deve fare 'mea culpa' perchè criticandomi, quando parlo di una Papa donna, esprime una forma di razzismo nei confronti delle donne...".
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