La classifica dei super dirigenti della Repubblica ha il suo rappresentante palermitano. Stiamo parlando dell'attuale presidente dell'Antitrust, Giovanni Pitruzzella, avvocato ed esperto di diritto costituzionale. Un vero e proprio stipendio d'oro, ma vediamo come lo ha conquistato negli anni...
Pitruzzella insegna dal 1998 diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Palermo dove è anche docente nella scuola di specializzazione in Diritto europeo. Nel diretto esercizio della sua professione è noto nell'ambiente come avvocato cassazionista, otlre che essere specializzato in diritto dei pubblici appalti, in giustizia costituzionale, diritto pubblico regionale e diritto pubblico dell'economia.
L'incarico all'Anttitrust non è il primo che Pitruzzella ha ricoperto per conto della politica. Da tecnico ha ricoperto numerosi incarichi fra cui quello di consulente giuridico sia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (governi Ciampi e Dini) che presso la Presidenza della Regione Siciliana (governi Capodicasa, Cuffaro e Lombardo) e l'Assemblea regionale siciliana.
Pitruzzella è tra i primi 10 nomi pubblicati oggi sugli stipendi più alti in assoluto in Italia per un dipendente delle pubbliche amministrazioni. Con i suoi 475.643 euro divide il nono posto in classifica con Corrado Calabrò, presidente dell’AgCom. Come mai ci siamo riservati lo stipendio per ultimo?
Abbiamo provato, ancora una volta, a distaccarci dalla carrozzone mediatico che trita qualsiasi cosa nel banale frullatore della facile indignazione. Cosa deve fare in Italia un cittadino per poter far fruttare al meglio i propri titoli di studio, qual è la cifra che potrebbe ripagare tanti anni di studi, sforzi e sacrifici? L'esempio di Pitruzzella può servire a ricordare come rincorrere il posto fisso può non essere un miraggio.
Basta saperselo conquistare negli anni, per quanti raccomandati possano esistere in Italia, prima o poi, chi ha le competenze giuste viene premiato e chiamato a dirigere la stanza dei bottoni. Con buona pace dei tecnici prestati alla politica e di chi, tecnicamente, fa politica.