Si tratta del tredicesimo rapporto sullo stato di salute delle imprese siciliane. Nel 2006, durante l'annuale focus a Roma, fu usata per la prima volta la dicitura di Mafia spa, un'espressione poi entrata nel gergo comune. Ma come è cambiata la struttura di Mafia spa in questi tre anni di crisi economica?
La risposta purtroppo, non è affatto consolante. I dati snocciolati questa mattina parlano di 25.000 imprenditori minacciati su tutto il territorio siciliano e la percentuale di chi paga il pizzo arriva a toccare il 70%. La situazione peggiora nelle grandi città. Solo a Palermo la stima sale al 90%,rimangono fuori le imprese direttamente controllate da strutture mafiose per il riciclo del denaro sporco e le poche "mosche bianche" che provano a resistere.
Il prezzo della protezione mafiosa varia molto a seconda del tipo di attività e del luogo in cui sorge l'attività. Per una piccola-media impresa si può arrivare a pagare tra i 250 euro fino ad un massimo di 1.000 euro mensili, con punte di 3.000 euro per i grandi centri commerciali.
Solo nel 2011 le imprese chiuse per colpa dell'usura sono state circa 100.000. Un quadro completo della situazione critica vissuta in questi anni è stata raccolta nell'intervista a Lino Busà, presidente di S.O.S impresa e dalla storia di Vito Quinci, imprenditore che si è ribellato al circolo vizioso del racket ma non sente ancora la tutela dello Stato: