Se ancora non c'è accordo sull'entità del sisma che ha colpito Palermo lo scorso venerdì 13 aprile, di sicuro gli esperti sono d'accordo su un punto. Il sisma è avvenuto in una zona poco nota ai geologi e fuori dalle faglie oggi note. Ma c'è dell'altro che ancora non sappiamo e riguarda un fenomeno "distensivo" della crosta terrestre.
Solitamente i movimenti tellurici che interessano la Sicilia derivano dalla pressione della placca africana su quella europea, mentre un movimento simile a quello dello scorso 13 aprile avviene nell’Appennino ed è all’origine dei terremoti che colpiscono quella zona, da quello dell’Irpinia all’Umbria fino a quello de L’Aquila.
In Sicilia, secondo l'INGV è avvenuto un processo di deformazione interno, in una zona poco nota, nella quale la sismicità non è frequente e difficile da studiare. Molti terremoti avvenuti fra ‘700 e ‘800 nelle zone di Palermo, Cefalù e dei monti Nebrodi sono stati infatti localizzati sulla costa sulla base delle descrizioni storiche, ma molti di essi potrebbero essere avvenuti in mare.
C'è poi un'altra teoria, citata dal Guardian riguardo esperimenti di geoingegneria praticati dalla NATO, praticamente impossibili da dimostrare a causa del segreto militare che li copre.
Al momento comunque non sono segnalate altre scosse di terremoto rilevanti provenienti dalla zona interessata dal sisma, un altro piccolo sisma è stato invece rivelato nel Mar di Sicilia la scorsa notte, in corrispondenza di una delle zone che saranno presto interessate da trivellazione petrolifera off-shore.