L'ultima bega che Pietro Milazzo aveva dovuto affrontare era stata l'avviso orale da parte del Questore, risalente al 10 settembre del 2008 per comportamento e condotta pericolosi per la sicurezza pubblica, giudizio aggravato da vecchie denunce conquistate durante gli anni di militanza all'interno del sindacato.Pietro Milazzo, negli anni di attività sindacale all'interno della CGIL aveva infatti guadagnato denunce per rissa aggravata, lesioni personali, invasione di edificio in concorso, interruzione di un ufficio o di un servizio pubblico e violazione delle disposizioni sulle riunioni in luogo pubblico. In particolar modo Alessandro Marangoni, ex questore di Palermo, non gli perdonò le sue iniziative "al limite" della legalità in favore di senzatetto e disoccupati.
In seguito all'ultimo provvedimento disciplinare ai danni di Pietro Milazzo si è mossa una rete di solidarietà forse inaspettata ed inattesa, in grado di mobilitare gente comune, intellettuali e attivisti in tutta Italia. I legali Giorgio Bisagna e Armando Sorrentino, difensori di Milazzo, avevano presentato ricorso al prefetto che lo aveva respinto.
Potendo scegliere tra il Tar e il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, i legali hanno optato per il giudizio supremo, quello per cui non si può ottenere un'ulteriore prova d'appello. Napolitano, pur riconoscendo la validità del procedimento formale, ha assolto Pietro Milazzo da qualsiasi accusa, sottolineando come i reati precedentemente contestati fossero già stati prescritti. Una vittoria di diritto che inizia già a fare giurisprudenza e apre uno squarcio su Palermo e sulla sua situazione di precarietà.
Se ad un sindacalista che agisce al limite della legalità per tutelare i diritti democratici dei cittadini il Presidente della Repubblica garantisce la libertà d'azione, qual è il dovere di un questore e dell'amministratore di una città? A chi spetta rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese?
Napolitano ha riconosciuto a Pietro Milazzo quello che i nostri amministratori dimenticano spesso, ovvero l'articolo 3 della Costituzione, non certo un esercizio di pietà moralistica.