Un agente della polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Augusta (Siracusa) si è tolto la vita ieri, nella propria abitazione sparandosi con la pistola di ordinanza. Solo lo scorso giugno un altro agente (in servizio al carcere Ucciardone di Palermo) si era tolto la vita a Trapani. E' il secondo suicidio di un agente penitenziario nel giro di poche ore, un uomo di 48 anni, assistente capo della polizia penitenziaria in servizio alla Casa circondariale di Vasto (Chieti), si è tolto la vita sparandosi un colpo con la pistola d'ordinanza mentre era all'interno struttura penitenziaria. E' ilsettimo suicidio dall'iniizio dell'anno.
"E' una strage silenziosa - dice Luca Frongia, Segretario generale aggiunto del LISIAPP Libero Sindacato Appartenenti Polizia penitenziaria, nel comunicato stampa diramato ieri - Sui suicidi degli appartenenti alla polizia penitenziaria non esistono molti studi, ma proprio per questo sollecitiamo come già abbiamo fatto in passato il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e il ministro della Giustizia a prendere iniziativi utili a scongiurare gesti estremi. Una delle iniziative potrebbero essere i centri di ascolto tanto sbandierati dal Dap ma mai attivati. Si possono alleviare i disagi – si legge ancora nella nota – predisponendo una maggiore formazione professionale, un'organizzazione del lavoro che preveda più tempo libero per restare a casa con la propria famiglia, e un trattamento salariale differenziato fra chi fa un lavoro di tipo amministrativo e chi opera nelle carceri altrimenti i più deboli da un punto di vista psicologico finiscono per crollare. Poi esiste la questione della mobilità bloccata da decenni e quindi sono tanti i meridionali spediti al Nord senza alcuna possibilità di ricongiungersi alle famiglie. Sono persone – continua Frongia – che hanno difficoltà ad integrarsi, trascorrono le loro serate a guardare la tv in caserma perché non possono permettersi l'affitto di una casa, e si sottopongono a turni massacranti per mettere insieme ogni mese i tre-quattro giorni necessari per riabbracciare la famiglia. Infine, se le condizioni rimarranno tali - non esiteremo, come del resto abbiamo fatto sempre in queste mesi, ad accendere i riflettori su tutto quello che non va, compresi i disagi dei poliziotti denunciando tutto e coinvolgendo politici più impegnati e sensibili alle nostre problematiche, perché non tutti mantengono le promesse dalle istituzioni ai politici. Da oggi conclude Frongia faremo nomi e cognomi dei responsabili delle istituzioni che ci sosterranno e ci staranno al fianco, per intanto non ci resta che stare vicini alla famiglia dei due poveri colleghi."
"E' Il settimo del 2012 - dice Eugenio Sarno, segretario generale Uil Penitenziari - Ancora una volta, inermi, impauriti, scioccati non possiamo che far giungere alla famiglia, ai colleghi, agli amici i nostri sentimenti del più vivo cordoglio. E' l'ora per tutta la polizia penitenziaria di dimostrare la capacità di tenuta". Sarno si rivolge anche alle istituzioni: "Ai politici, al Governo, al Capo dello Stato, ovvero a coloro che possono, ma evidentemente non vogliono, rivolgiamo un nostro disperato grido di aiuto. Siamo allo stremo. Spremuti e prosciugati".
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