ESCLUSIVO, la nostra inchiesta si sta arricchendo di nuovi importanti dettagli. . La Formazione Professionale siciliana, da giorni riempie le pagine di tutti i giornali. Lo spunto lo dà un’indagine della Corte dei Conti, che sta coinvolgendo dirigenti, funzionari e dipendenti del dipartimento, e che ha già portato ad un primo sequestro cautelativo da parte della Guardia di finanza nei confronti del funzionario Emanuele Currao. Sul suo conto personale sono stati trovati 70 mila euro, che lui stesso, entrando nel sistema con la password della dirigente Cimino, aveva trasferito a se stesso. Un meccanismo che sembrerebbe “malato”,non controllato, a tal punto da permettere, a chiunque abbia le chiavi di accesso al sistema informatico, di annullare procedure e rifarle a piacimento.
Ad aiutarci a capire cosa accadeva al Dipartimento Regionale della Formazione Professionale e dell’Istruzione è Concetta Cimino, ex dirigente degli affari generali, che accortasi di reiteranti anomalie procedurali, decise di avviare un'azione di monitoraggio specifica sui mandati di pagamento effettuati. Attività, durata circa due mesi, che a quanto pare fu propedeutica all'avvio delle indagini da parte della magistratura contabile. A conferma di ciò, diversamente da quanto pubblicato su alcuni giornali, gli esposti del Dipartimento presentati all’Avvocatura dello Stato, riportano congiuntamente la firma, non solo dell’attuale dirigente generale del dipartimento Ludovico Albert, ma anche della stessa Cimino.
Monitoraggio, fa notare la Cimino, concluso il 28 ottobre 2011, perché interrotto dall'arrivo di un fax che disponeva l'immediato pensionamento della dirigente. Una casualità temporale (e un "modo", il fax, ndr) che salta agli occhi anche se legittima formalmente visto il raggiungimento massimo da parte della Cimino degli anni di servizio.
“Ho scoperto che i mandati che emettevo ai legittimi fornitori del Dipartimento – racconta Concetta Cimino – venivano annullati e rifatti e le somme destinate ad altro beneficiario".
“Mi accorsi che c’era qualcosa che non andava, quando due legittimi destinatari del bonifico ci chiamarono chiedendo notizie sui pagamenti, che non aveva mai ricevuto,( Ifoa di Bologna e la Rso di Milano da 98 mila euro ciascuno) ma che a me risultavano regolarmente fatti. Controllato i mandati di pagamento mi accorsi che li aveva ricevuti la filiale di Mondello di Banca Nuova, quindi un beneficiario diverso da quello da noi inserito originariamente"
"Non nascondo - dice - che all'inizio pensai ad un banale errore di trascrizione telematica, comunque mi rivolsi subito all'Avvocatura per procedere al recupero delle somme. Ne riusci a recuperare solo uno da 98 mila euro perchè l'altro, sempre da 98 mila euro, era già andato a buon fine ma ad un destinatario a me sconosciuto, cui successivamente siamo risaliti tramite il codice iban fornitoci da Banca Nuova. Il 12 dicembre scorso, il “misterioso” beneficiario contattato dall’avvocatura, ha risposto che avrebbe restituito le somme a rate perché erano già state utilizzate...".
Dopo questa strana prima vicenda però la Cimino scopre che i mandati intestati a soggetti diversi dai legittimi beneficiari sono molti di più, ben 9 per circa 400 mila euro totali, di cui 5 indirizzati ad un conto corrente intestato ad un unico soggetto. Altri due erano stati modificati e indirizzati a due banche diverse da quelle da lei inserite; li trovò infatti indirizzati uno alla Banca Nuova di Sciacca e l’altro ad una filiale della Banca Carige , ma questi riuscirono a recuperarli per tempo.
"In seguito a questi eventi decisi di far scattare un monitoraggio - continua la Cimino - perché capìì che non si poteva più trattare di un errore materiale di scrittura o di una semplice svista e andai a ritroso nel tempo, partendo dal 2009. Scoprì così, che il 16 dicembre 2010 erano stati fatti ben 5 mandati nello stesso giorno, per una cifra di circa 30 mila euro ciascuno. Originariamente tutti e 5 per Tecnostruttura il legittimo beneficiario, poi 3 annullati e rifatti: 2 erano andati al beneficiario giusto, 2 sempre alla stessa "persona" verso cui più volte erano state indirizzate illegittimamanete delle somme e uno alla banca Carige, anche questo "erroneamente. E’ impossibile che con un sistema informatico regionale costato di migliaia di euro succedano delle cose simili e che non venga notato un "cambio in corsa" dei codici iban”.
Tutto sembra portare agli organi di controllo, alla ragioneria generale, sarà la magistratura a verificare le responsabilità, ma la prassi è una e da quella non si scappa. La Procedura infatti prevedeva che la Cimino, mandasse alla Ragioneria Generale il mandato cartaceo uguale a quello informatico; sarebbe dovuta essere proprio la Ragioneria ad effettuare i controlli “incrociati” e quindi bloccare i pagamenti nel caso di difformità. “È l’organo di controllo che deve provvedere a verificare che l’iban coincida con l’intestatario, non io che ho solo il compito di immettere i dati”. Ma io mi chiedo: ma la banca, il tesoriere, nessuno si accorgeva di queste incongruenze palesi? E sul caso di Currao, è possibile che nessuno si accorgesse dei pagamenti che Currao faceva a se stesso?...”
Resta da capire come sia stato possibile annullare e rifare i mandati predisposti originariamente per i legittimi fornitori. "Non è da escludere nessuna ipotesi - dice la Cimino - nemmeno che ad introdursi sia stato qualcuno della società che gestisce il sistema. ma saranno gli inquirenti a fare luce su quanto accaduto. La mia verifica parte dal 2009 - conclude - perché erano i tre anni in cui ho avuto in mano la situazione della Formazione, non mi è dato sapere quindi cosa sia potuto capitare nel corso degli anni passati, nè nei mesi successivi alla mia “messa” in pensione".