Sgarbi è incandidabile. Lo ha deciso il tribunale civile di Marsala.
A rischio dunque la sua corsa a sindaco di Cefalù.
Alla fine la fuga di notizie che tanto aveva fatto arrabbiare l'ex sindaco di Salemi, aveva anticipato quello che si è verificato oggi.
L'articolo 143 del testo unico sugli enti locali prevede che ", gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento non possono candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l'ente interessato dallo scioglimento, limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo".
E così è stato. La decisone è stata presa dal tribunale di Marsala e non di Trapani come erroneamente molti pensavano.
Dal canto suo Sgarbi avevo dichiaro di non rischiare assolutamente l'incandidabilità perché " il decreto del Consiglio dei Ministri ha sciolto il consiglio comunale di Salemi individuando in alcuni componenti dello stesso consiglio quelle infiltrazioni mafiose per cui è stato chiesto lo scioglimento". Insomma, la questione a detta di Sgarbi non riguardava lui, ma il consiglio comunale. Parole queste del ministro Cancellieri, sempre secondo Sgarbi che aveva precisato che le sue dimissioni erano avvenute il 21 febbraio, prima dell'atto di scioglimento del Comune avvenute il 23 marzo.
L'ex sindaco di Salemi, ha dichirato che si candiderà ugualmente "la decisione definitiva spetta alla Corte d'Appello - ha dichiarato - cui farò ricorso non appena la sentenza verrà notoficata ai miei legali".
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