La sentenza su Carlo Ruta, blogger ennese condannato per il reato di stampa clandestina, rappresenta una delle sentenze più importanti dalla liberalizzazione delle radio e delle tv private. La Cassazione ha stabilito una nuova era nel giornalismo italiano che rischia di abolire l'Ordine dei Giornalisti prima dell'intervento del Governo previsto in estate.
Andiamo con ordine. Carlo Ruta, già giornalista e saggista, decide di aprire un suo blog dove pubblicare inchieste scomode, articoli di cronaca ed attualità (vi ricorda qualcosa?). Nel 2005 il suo sito viene oscurato ed accusato del reato di stampa clandestina, sentenza confermata in primo ed in secondo grado.
Questa mattina, la sentenza destinata a cambiare la storia dell'editoria e dell'informazione in Italia. I blog non sono assimilabili ai normali organi di stampa e quindi non rispondono della legge sull'editoria del 1948. Inoltre, pur essendo aggiornato quotidianamente e fornendo informazioni di pubblica utilità, non devono necessariamente essere registrate al tribunale come testate editoriali con a capo un direttore responsabile se non ricevono finanziamenti pubblici.
Non bisogna sorprendersi troppo se una notizia del genere fatica ad arrivare ai grandi media tradizionali. Questa sentenza introduce un elemento nuovo e detonante per tutta la stampa italiana. Per poter scrivere su un giornale cartaceo, radiofonico o televisivo, occorre essere iscritti all'Ordine dei Giornalisti ma se si informa tramite un blog, non esiste alcun vincolo legislativo che imponga che l'informazione provenga da un giornalista.
In due parole, da domani mattina qualsiasi cittadino italiano, caso unico in Europa e forse al mondo, potrà liberamente informare in Rete al pari di qualsiasi grande firma del giornalismo italiano, senza essere perseguibile per legge.
Una svolta a cui seguirà necessariamente un riassetto dell'intero pacchetto legislativo che norma l'editoria online. Se da un lato infatti chi pubblica su un blog non è tenuto ad esercitare il diritto di rettifica e può rispondere "esclusivamente" del reato di diffamazione, di contro chi pubblica commenti feroci ed illegali risponde personalmente del reato di diffamazione, senza alcun vincolo legale per la "testata" online su cui sono pubblicate.
Uan vera e propria giungla legislativa che sicuramente sarà presto normalizzata con un quadro unico.