All'inizio del secolo XVI, quando gli europei giunsero alla conquista del nuovo mondo, il Nord America era popolato da diversi milioni di Pellerossa, suddivisi in numerose tribù. Gli europei li chiamarono "Indiani", perché ispirati da Cristoforo Colombo, che giunse in America convinto di essere approdato nelle Indie Orientali. Numerosi elementi accomunano questi popoli agli Aborigeni Australiani a alle popolazioni dell'Africa. Tutti sono profondamente connessi con Madre Terra e con le numerose creature che la popolano. Essi vivono nella consapevolezza della "interdipendenza" di tutti gli esseri viventi ed è per questo che possono rappresentare, per noi occidentali, una meravigliosa occasione di riflessione. Oggi vi proponiamo la preghiera del capo indiano Yellow Hark.
"Oh, Grande Spirito, la cui voce sento nei venti ed il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami!
Vengo davanti a te, uno dei tuoi tanti figli.
Sono piccolo e debole, ho bisogno della Tua forza e della Tua saggezza.
Lasciami camminare tra le cose belle e fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.
Fa che le mie mani rispettino tutto ciò che hai creato e le mie orecchie siano acute nell'udire la Tua voce.
Fammi saggio, così che io conosca le cose che hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più grande nemico: me stesso!
Fa che io sia sempre pronto a venire a te, con mani pulite e occhi diritti, così che quando la mia vita svanirà come luce al tramonto, il mio spirito possa venire a Te senza vergogna".
(Dal libro: "Viaggio nel tempo con Uriel" di Anna Maria Bona)