È scaduto infruttuosamente il termine entro cui la Regione siciliana avrebbe dovuto rispondere all'atto di diffida che l'associazione "Sicilia e Legalità", ha fatto notificare all'assessorato delle Infrastrutture e mobilità e al presidente Rosario Crocetta per dire, in sostanza: "Dove sono finiti i soldi della motorizzazione? Perché non ve li fate ridare dallo Stato? E, soprattutto, fate in modo che non se ne prendano altri". L'atto invita, tecnicamente, la Regione ad astenersi dal recepire provvedimenti o circolari ministeriali che possano far affluire nelle casse dello Stato somme di pertinenza regionale ed, in particolare, i diritti in materia di operazioni di motorizzazione. La cifra in questione non ammonta a pochi spiccioli ma, senza un tempestivo intervento, a ben 50 milioni di euro all'anno, praticamente lo stesso gruzzolo che il vertice di Palazzo d'Orleans ha dovuto recuperare, da recente, attraverso un mutuo che costerà caro ai siciliani. Eppure l'Amministrazione ha fatto poco o niente per opporsi a questo "scippo" e, anche quel poco, è stato fatto in modo negligente.
I fatti
Nel settembre del 2000, con decreto legislativo*, sono state trasferite alla Sicilia, unica regione in Italia, le competenze in materia di motorizzazione, espletate con uffici e personale regionale. Gli incassi per la revisione dell'automobile sono confluiti, nelle casse della Regione fino al 2011, quando, a seguito dell'introduzione di un nuovo programma informatico, questi "diritti di revisione" sono stati incamerati dallo Stato. E tutto ciò, in virtù di una semplice circolare**. Con una perdita di 10 milioni all'annoe quindi 40 milioni in quattro anni. È prevista anche una estensione da parte del ministero dei Trasporti a tutte le altre tipologie di operazioni come immatricolazioni, targhe e collaudi. Per un totale di 50 milioni all'anno in meno che si aggiungerebbero a quelli già perduti.
«In un momento in cui la Sicilia affonda in un baratro economico buio e profondo, – accusa Maurizio Franchina, portavoce dell'associazione - la Regione si permette il lusso di perdere milioni di euro dei siciliani per una leggerezza dell'amministrazione che, invece di intervenire con vigore, nella sua risposta, è stata debole e ha commesso errori banali come quelli di notifica del ricorso, inspiegabilmente poi mai riproposto, con un atteggiamento che è stato definito dall'opposizione all'Ars, di acquiescenza. È impensabile – conclude Franchina - che tutta la fatica si faccia in Sicilia e che i guadagni se li prenda Roma. Chiamiamo il presidente Rosario Crocetta, a riparare alle negligenze, inadempienze ed inerzie commesse dalla passata gestione di Raffaele Lombardo, che ha provocato, già ad oggi, un danno economico grave, destinato ad aumentare. Gli chiediamo, pertanto, di promuovere tutte le iniziative nelle opportune sedi per ottenere le somme indebitamente incamerate dallo Stato, attraverso una semplice circolare, che non è una fonte di natura normativa e rende perciò il comportamento arbitrario».