In periodo di risparmi anche la traduzione di un detenuto sottoposto al carcere duro rappresenta un costo eccessivo: è anche per questo che il capomafia messinese, Rosario Cattafi, che avrebbe dovuto testimoniare al processo per favoreggiamento aggravato alla mafia agli ufficiali dell'Arma Mario Mori e Mauro Obinu, oggi non è stato portato nell'aula bunker dell'Ucciardone.
Il Dap ha fatto sapere al presidente del collegio che celebra il dibattimento, che per oggi si sarebbe dovuto spostare nell'istituto di pena, che la legge indica nella videoconferenza il modo più adeguato in cui sentire i detenuti sottoposti al regime del carcere duro e ha richiamato poi le parti alla necessità di limitare i costi della traduzione. Nonostante i richiami del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, sia l'accusa, il pm Nino Di Matteo, che il legale degli imputati, l'avvocato Basilio Milio hanno insistito perchè Cattafi deponga di persona perchè gli dovranno essere esibiti documenti e per valutarne meglio l'attendibilità.
Il presidente ha rinviato al 3 dicembre il processo: allora il boss verrà portato all'Ucciardone per la deposizione. Il capomafia di Barcellona Pozzo Di Gotto dovrà riferire dei suoi contatti con l'ex vice-capo del Dap, nel frattempo deceduto, Francesco Di Maggio ritenuto uno degli artefici della revoca del carcere duro a oltre 300 mafiosi, che, secondo l'accusa, sarebbe un passaggio chiave della trattativa Stato-mafia della quale anche Mori, allora numero due del Ros, sarebbe stato protagonista. Al generale e al colonnello Obinu si contesta la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano, sfuggito all'arresto nel 1995: per i pm sarebbe una delle ''concessioni'' fatta a Cosa nostra in nome del patto stretto nel '92 per fermare la strategia stragista dei clan.
(fonte Ansa)