Sono stati ascoltati stamattina il giornalista Luca Rossi e il senatore Carlo Vizzini, come testi nel processo a carico generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, entrambi accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nel '95.
Luca Rossi ha raccontato del suo incontro, amichevole, avuto con Paolo Borsellino il pomeriggio del 2 luglio del 1992. Borsellino gli disse che era convinto che lo avrebbero ucciso e che non gli rimaneva più molto tempo per trovare i killer e i mandanti di Falcone. Una conversazione quindi tra due persone legate da un rapporto di amicizia, in cui il giudice Borsellino non raccontò alcun dettaglio su indagini in corso, coperte da segreto istruttorio. "Borsellino mi disse - ha raccontato Rossi - che la pista investigativa che aveva era legata all'omicidio di Salvo Lima e dunque agli appalti, ciò su cui lavorava Falcone".
Borsellino, durante l'incontro in via Cilea, parlò anche di un pentito nuovo ma, dice Rossi, non fece il nome (Mutolo? Leonardo Messina? Erano questi i pentiti che al momento stavano raccontando, Ndr)
E oggi è stato ascoltato ache il senatore Carlo Vizzini che ha deposto su richiesta della difesa. Ha raccontato del suo incontro avvenuto il 16 luglio del 1992 con Paolo Borsellino, quindi 3 giorni prima dell'assassinio del giudice.
Vizzini fu contattato telefonicamente dal dottore Guido Lo Forte nel pomeriggio dello stesso giorno per un invito a cena. Si trovarono in 4 al tavolo del ristorante il Moccoletto di Roma. Vizzini, Paolo Borsellino, Lo Forte e il dottore Gioacchino Natoli. "Non avevo molto confidenza con Borsellino - ha detto - con il dottore Lo Forte e il dottore Natoli un po' di più perché frequentavamo gli stessi posti, circoli..."
E fu Vizzini durante quella cena ad introdurre l'argomento della gestione degli appalti e ha raccontato che si parlò di appalti, mafia, politica, imprenditori. Durante quella serata venne fatto un nome, quello di Siino, già arrestato ai tempi . (Siino è il pentito che ha parlato di "appalti pilotati dalla mafia" e che avrebbe indicato al generale Mario Mori e all'allora capitano Giuseppe De Donno i luoghi in cui potevano catturare sia Giovanni Brusca che Bernardo Provenzano. Secondo il pentito, però, i carabinieri non avrebbero seguito le sue indicazioni. "Io mi meravigliavo – ha detto – perchè nonostante le mie dritte non facevano nulla", ndr). "E' una mia idea -ha detto Vizzini - però secondo me le stragi di Falcone e Borsellino furono un 'golpe' per difendere il sistema illecito che ruotava proprio attorno agli appalti". "Borsellino era molto interessato all'argomento – ha aggiunto Vizzini – alla fine della cena ci dicemmo che magari ci saremmo potuti rivedere. Forse sarebbe stato così se non fosse successo quello che è successo".
Il pm Di Matteo ha poi chiesto al senatore, se fosse mai stato a conoscenza della situazione di pericolo in cui si trovava. Secondo quanto raccontato dal senatore il 4 gennaio del '93, il capo della polizia Parisi, gli disse che la sua sicurezza era stata sottovalutata. Ma già un anno prima nel marzo '92, una circolare rivolta a tutte le prefetture d'Italia, indicava il nome di Carlo Vizzini ( e non solo) come possibile bersaglio , in seguito all'omicidio Lima. Era noto dunque che fosse in pericolo. "Io non fui mai informato di questo - ha dichiarato Vizzini - ed è un fatto grave. Evidentemente reputarono di dover informare altri e non me. Ma è alquanto singolare che io non lo abbia mai saputo. Fui informato solo in seguito". Le ultime domande vergono sul suo incarico di segretario del partito social democratico durante il governo Amato. Vizzini racconta di essere rimasto sorpreso anche lui del fatto che Vincenzo Scotti non fu riconfermato come ministro dell'Interno, " Fu una rottura di continuità che può portare anche a riflessioni politiche".
Scotti fu sostituito da Nicola Mancino. Il pm di Matteo ha poi chiesto al senatore se questa sostituzione non fosse stata avvertita come un abbassamento del livello di attenzione della lotta alla mafia. "Non furono fatte valutazioni di questo tipo – ha risposto Vizzini – io personalmente l'ho pensato".
Vizzini ha raccontato anche di essere stato contattato telefonicamente dall'allora presidente del Consiglio Giuliano Amato, che gli chiese di cambiare la figura scelta per l'incarico di Sottosegretario ( Deputato Antonio bruno), perché avevano delle riserve su quel nome (avevano, Giuliano Amato e il presidente della Repubblica Scalfaro).
Adesso la prossima udienza è fissata per il 17 settembre, al rientro dalla ferie. Forse accusa e difesa decideranno di ascoltare altri testi, come Guido Lo forte e Gioacchino Natoli, il capitano Angeli, Fausto Cardella e il pentito Gaspare Spatuzza. Suggerimenti dati dall presidente della IV sezione penale, Mario Fontana, per avere un quadro sempre più chiaro.
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