L'Italia verso il voto. Grande affluenza alle primarie del Partito Democratico, superati i 2 Milioni di votanti, dato che fa scivolare nel dimenticatoio l'incubo astensionismo e da un forte segnale che il paese è sveglio e crede ancora nel metodo “primarie”. Il dato più importante, sopratutto per ciò che potrà accadere nell'immediato, è quello che vedrebbe Matteo Renzi tra il 60% e il 65% delle preferenze dietro Cuperlo e in zona 10% Civati.
Ma proprio rispetto a queste previsioni, relativamente a chi uscirà vincitore, gli scenari politici del nostro paese potrebbero cambiare e anche molto in fretta.
Innanzi tutto bisogna capire chi dei tre ha interesse ad andare il più presto possibile al voto e chi, invece lavorerà, per mantenere in vita il governo delle larghe intese, oggi sempre meno larghe, incarnate dall'attuale premier Letta.
Chi a nostro avviso vincerà sarà Matteo Renzi, Cuperlo arriverà secondo e non immediatamente dietro... Civati potrebbe avere molto più consenso di quello che gli analisti prevedono.
Se questo scenario dovesse essere confermato ciò che accadrà lunedì è già più che scritto.
Renzi non ha nessun interesse a mantenere in vita il governo attuale così composto, perchè la situazione generale lo farebbe restare schiacciato, per almeno un biennio, da una segreteria che dovrà spiegare, al paese e agli elettori del PD, come mai nulla cambia e come mai la rottamazione, bandiera della propria azione politica, si sia andata progressivamente trasformata in restaurazione.
Renzi, se dovesse vincere le primarie, ha solo l'obiettivo di candidarsi a premier il più presto possibile, proprio per non perdere la scia mediatica e di consenso che oggi è calda, ma che ogni settimana che passa rischia di raffreddarsi sempre di più. Del resto l'attuale scenario generale lo agevola parecchio. Chi in Italia vuole andare subito al voto? I forzisti neo ricostituiti di Berlusconi, i grillini del vaffa-day di Beppe Grillo, e tutti gli altri piccoli pezzi di sinistra, da Di Pietro a SEL che aspettano che il Partito Democratico perda, con l'elezione di Renzi, fisiologicamente qualche pezzo così da andare a ricostituire una qualunque alleanza di genere sinistroide ma senza la parola centro, non disdegnata affatto dai renziani e dall'ala moderata cattolica dello stesso PD che su questa prospettiva rischia di spaccarsi. Anche perchè il PD dovrà decidere se aderire al gruppo popolare europeo o a quello socialista.
Aggiungendo alla ricetta attuale, un po di sentenza della Corte di Cassazione sull'attuale legge elettorale, dichiarata dopo ben otto anni incostituzionale, e un po di un'altra sentenza Costituzionale che acclara, dopo venti di anni, illegittimo il finanziamento pubblico ai partiti, che in teoria dovrebbero restituire ai cittadini due miliardi di euro, ecco che il piatto è pronto e si chiama elezioni. Certo la ricetta renziana, dovrà fare i conti con il Masterchef Giorgio Napolitano che oggi ha il “mestolo” dalla sua; sciogliere le camere o non farlo.
Certo è che, se i berlusconiani i grillini e i renziani vogliono andare a votare, e levassero la fiducia congiuntamente al Governo, Letta, Napolitano avrebbe poco da rimescolare... perchè sarebbe la paralisi totale e allora si andrà nuovamente a votare, crisi o non crisi, semestre europeo o meno.