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Palermo tesori nascosti dietro muri di vetro

 

Non è necessario visitare luoghi lontani per rimanere stupiti dai tesori lì custoditi. Basta a volte restare a casa, sapersi guardare intorno, saper leggere le tracce presenti del nostro passato, aprirsi a luoghi si lontani, ma solo distinti e distanti nel tempo e dare ali alla fantasia.

Era il 2005 quando quell'intellettuale raffinato e fantasioso di Giuseppe Quatriglio diede alle stampe per le edizioni Flaccovio, "Il muro di Vetro", romanzo ai limiti del saggio storico di ricostruzione, plausibile scenario di "un delitto perfetto" privo di prove tangibili poiché il corpo della vittima non si trova da nessuna parte.

La più elegante metafora e sintesi della ricchezza presente nel nostro territorio ma non valorizzata, ancora una volta "la cultura" sotto gli occhi distratti ma pronti ad esser ammaliati.

Metafora molto attuale che da decenni si è consolidata divenendo lo scenario dell'immobilismo del paese e dell'isola.

Isola, che come luogo di passaggio al centro del Mare Nostrum ha vissuto delle tracce di questi continui flussi interessati e passaggi dai fenici ai greci, dai romani ai bizantini, dagli arabi ai vichinghi (Vichinghi di cui si apre in questi giorni la più importante retrospettiva a Londra e perché non portarla qui, la loro casa!) e ancora da Antonello da Messina a Van Dyck, da Francesco Laurana a Caravaggio, da Eugene Viollet le Duc a Carlo Scarpa, Leon Dofourny, Johann Wolfgang Goethe, Richard Wagner, Sigmund Freud, Joe Petrosino,tutti, tutti hanno lasciato qui il segno del loro fortunato passaggio, lasciando pezzi di se, "vere e proprie libre di carne" un quadro, un disegno, una guache, uno spartito,una lettura, un libro, uno scritto, un edificio.

Un verso, il proprio!

La propria visione di Panormus, il proprio canale empatico davanti la bellezza qui giunti a vedere immersa nel caos!

Nel "muro di vetro" infatti, Quatriglio immaginava che il casuale ritrovamento del quadro fatto sparire dai boss di cosa nell'Ottobre del 1969(fatto reale),rubato di notte in tutta calma dall'Oratorio di San Lorenzo a Palermo, la Natività coi santi Lorenzo e Francesco del Michelangelo Merisi da Caravaggio, giungesse a noi, spuntando fuori dal nulla, quando un intellettuale giunto da fuori, allorché arrivato in città per motivi di lavoro e studio, ristrutturando casa, nell'abbattere un muro all'interno, scoprisse lo scrigno di un tesoro creduto perduto e da tutti ricercato.

Quanta fantasia è vero?

Eppure se non fossi sicuro dell'umanità dell'autore privo di poteri paranormali, penserei ad una dimensione profetica del racconto, ad un livello di fantasia che si fa ponte con la storia mai narrata invece di ragionamenti plausibili e molto reali, quasi necessari direi, anticipatori di messaggi che prima o poi troviamo come spiaggiati, giungono da altrove nel tempo.

Messaggi questi che ci impongono riflessioni urgenti e serie.

Ma cosa succede quando una coppia giornalisti palermitani (Ottobre 2013), ristrutturando casa e scrostando strati di vecchio intonaco dalla futura stanza del figlio, trovano un gioiello di preghiera religiosa araba, che parrebbe orientato secondo le sacre scritture verso la Mecca?

Lo stupore del mondo ma anche lo stupore di casa! Ma come è possibile! Che fortuna! Ma chi poteva immaginare?

Già, chli lo poteva immaginare in una città come la nostra?

Quatriglio ad esempio lo ha fatto, e come lui, sono sicuro tanti uomini con il cervello acceso!

Accade in Via Porta di Castro, dove molti palermitani per bene ricordano ai propri figli di non andare, a due passi da quella che nacque come moschea, quel San Giovanni degli Eremiti dalle cupole rosseggianti e dalla torre così misurata da ricordare un minareto islamico,in quel meraviglioso rettifilo che oltrepassa storici mercati e ha come sfondo la cupola della chiesa del Gesù di Casa Professa, e mentre tutti si stupiscono del "ritrovamento incredibile" in una città come la nostra che ha la sua forza e ricchezza proprio nei sedimenti lasciati nei secoli scorsi (questo stupore è davvero incredibile ...), studiosi interessati tornano a studiare, il mondo parla di noi e delle nostre ricchezze celate e... e noi? Cosa facciamo? Come cantava qualcuno ... il curato non se ne cura!

Ancora niente, non sappiamo educare i commercianti alle isole pedonali che nelle città accoglienti di tutto il mondo richiamano orde di turisti che bramano di arrivare e spendere soldi,per mangiare, comprare souvenir non siamo capaci di eliminare le automobili dal centro storico, percorribile straordinariamente rilassandosi a piedi, ma respiriamo quello smog velenifero dei gas di scarico che sesono capaci in poco più di un anno di ridurre dopo il dispendioso restauro, I Quattro Canti di piazza Vigliena a quattro pareti annerite, chissà che danno arrecano ai nostri polmoni e ai polmoni dei nostri figli!

Sindaco, fai qualcosa!

All'alba dell'importante crollo non solo fisico del mercato della Vucciria, vogliate cogliere le preziose occasioni di rarità qui presenti e custodite come scrigni negli edifici che per troppo tempo non abbiamo saputo guardare e si riscopra l'amore per la nostra "terra", la nostra identità culturale unica, convertendo la cultura in sviluppo locale!

Chiami attorno a se, dieci intellettuali, che siano artisti, architetti,designer, archeologi, registi, scrittori, antropologi, linguisti e studiosi,poeti e chieda loro una vision comune che parta dalla ricchezza già presente e tangibile, la nostra storia ed i suoi sedimenti e riparta da quell'immenso gioiello di piano che fu Il Piano Programma del Centro Storico di Giuseppe Samonà e Giancarlo De Carlo!

Lo aAttualizzi e lo renda tangibile e praticabile per la riconquista del turismo sostenibile che porterà lavoro e sviluppo ai giovani che languono ignorando la ricchezza su cui ogni giorno camminano magari sorseggiando una birra privi del proprio futuro!

Solo il primo cittadino, in un luogo che come il nostro ha perso identità e non si sente più città-comunità, può attivare un meccanismo così virtuoso e democratico, e solo un grande intellettuale, uno studioso, può vincere e vedere oltre il traguardo della metà e come ricordava lei in un recentissimo istante in sala delle Lapidi sul ricordo di altro signore, "... il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista guarda alle future generazioni."

E allora guardiamo alle future generazioni e chissà quali altri tesori celati potremmo ancora restituire allo sguardo del mondo, quanti altri muri di vetro sono ansiosi di restituirci altrettanti "Caravaggi perduti"!?

Con stupore si, Arch. Danilo Maniscalco, Presidente Associazione Vigliena