Le scuse? Ni manciamo squarate (ce le mangiamo scotte...). Che tradotto vuol dire che non valgono a nulla.
E' iniziata così la settimana di Salvatore, in attesa di poter scendere dal marciapiede ed attraversare la strada. Lui, 70 anni passati da un po', sulla carrozzina elettrica, sta davanti agli scivoli del marcipiede entrambi bloccati dalle auto. Un taxi da un lato e Suv nero dall'altro. Dei proprietari nessuna traccia.
Si guarda attorno, li cerca, ma nulla. Si avvicina agli scivoli, tenta di poter passare; niente da fare, non può.
Un spazzino dell'Amia, vede la scena e decide di dargli una mano. Comincia a chiedere in giro di chi sia la macchina, entra al bar, va nei negozi vicini, ma nessuno risponde.
Passa un quarto d'ora, Salvatore decide di chiamare i vigili urbani. Ha qualche difficoltà nel linguaggio, ma riesce a spiegare dove si trova. Via Tommaso Gargallo, angolo via Vincenzo Di Marco, dove c'è la piazzetta.
Decido di fargli compagnia finché non arriva il carro-attrezzi. Non posso fare nulla se non questo. Non so neanche cosa dirgli, sono imbarazzata e amareggiata per l'inciviltà dei palermitani. Per la strafottenza.
Dice lui invece: "Non si preoccupi signorina, sono abituato, succede ogni giorno".
Finalmente arriva qualcuno. E' il proprietario del taxi. Era al bar. Chiede scusa, entra in auto e va via.
Dalle nostre parti diciamo "E ora ma mancio squarata" che letteralmente sta per ora me la mangio scotta, ovvero, "Delle scuse non me ne faccio nulla, non servono a nulla, non cambiano le cose".
Non risolvono un senso di limitazione ulteriore, una limitazione imposta da altri. Non risolvono l'umiliazione che prova un uomo, già costretto su una sedia, a dover stare in attesa perchè il passaggio creato per lui è occupato da un maleducato che deve fare colazione. Non risolvono l'amarezza per la noncuranza altrui.
Del proprietario del Suv non ci sono notizie, con ogni probabilità sarà andato a lavoro, soddisfatto di aver trovato parcheggio così velocemente.
E noi gli auguriamo di non trovare l'auto al suo ritorno. Forse così la prossima volta ci penserà due volte.
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