Vi è una marea nelle cose degli uomini che presa per tempo conduce alla fortuna..
Lo scriveva William Shakespeare nel Giulio Cesare, in quel periodo in cui l'Europa e L'Italia pur non essendo ancora realtà territoriali tangibili, esistevano già agli occhi del mondo come realtà culturali, così come accadde nel Mare Nostrum a principio delle prime grandi migrazioni coloniali che cambiarono il volto delle città così come le conosciamo oggi. Così come accadde a Panormus...
Fu Tucidide a scrivere che i Fenici al volgere dell'egemonia Greca nell'Egeo, si ritirarono a Mozia, Solunto e Panormo, luoghi strategici, altamente difendibili e punti di passaggio e scambio per le merci di cui gli empori fenici brulicavano e provenienti dai diversi angoli del Mediterraneo. E fu proprio qui a Palermo, promontorio delimitato dai fiumi Kemonia e Papireto che la topografia del luogo originò il nucleo primitivo nella zona ancor oggi più alta della città storica, "la Galca", riconducibile oggi all'area che si estende tra il Palazzo dei Normanni, la parte alta del Cassaro e la piazza antistante.
Non c'è sviluppo urbano successivo che partendo dal nucleo già descritto non abbia sedimentato intorno ad esso preziose testimonianze del passaggio di culture, tradizioni costruttive, visioni urbane plurime fortunatamente ancor oggi riscontrabili e visibili.
Tracce di pietra, sedimenti stratificati che rappresentano il patrimonio più grande ereditato dal passato, che non smette di regalarci sorprese ma che è il momento di portare sotto gli occhi del mondo. Un Louvre a cielo aperto, oggi vandalizzato perché appannaggio della sosta e del solo passaggio delle automobili, che depauperano la naturale vocazione pedonale delle strade e delle piazze Normanne, Arabe, vilipendono le tracce archeologiche dei palazzi romani, i resti delle mura puniche e spagnole, inquinando al contempo non solo le pareti dei nostri monumenti unici quanto ambiti, ma i polmoni dei residenti e dei pochi turisti rimasti.
Da tali ed altre considerazioni nasce l'idea progettuale a cui l' Associazione Vigliena lavora da mesi e che nella mattina del 10 Febbraio scorso, ha presentato all'attenzione dell'Assessore Agata Bazzi, cominciando ad intessere i primi rapporti formali, necessari per immaginare un percorso comune e virtuoso di collaborazione con il Comune di Palermo, le associazioni di categoria, il mondo della cultura e dell'impresa, volto a sedimentare l'idea della necessità di trasformare questo prezioso ambito urbano, questo museo a cielo aperto, in zona a traffico limitato a prevalenza ciclo-pedonale.
Da tale prezioso primo incontro, si evince la necessità da parte nostra dello studio del PUT (Piano Urbano del Traffico), imprescindibile strumento a cui far riferimento per immaginare la fattibilità delle varianti da noi immaginate.
Tale operazione di ciclo pedonalizzazione estesa si rende quanto mai necessaria oggi e permetterebbe in unica istanza di creare sviluppo locale( Turismo, potenziamento delle attività commerciali, lavoro per i giovani) unitamente al miglioramento della sostenibilità ambientale dei luoghi più belli della città, posti attualmente sotto scacco dai parcheggi e parcheggiatori abusivi e dall'inquinamento auto-veicolare, divenendo nel breve periodo volano di sviluppo locale.
Ma qual è la a tal proposito la ricchezza più grande della città se non la sua storia unica e totale da raccontare al mondo? Qual è il nostro "oro" se non la bellezza urbana del centro storico,che racchiude inestimabili tesori e che rappresenta quel "Louvre a cielo aperto" capace nel breve periodo di risollevare le pessime sorti economiche della città,divenendo sviluppo virtuoso e sostenibile volano locale?
L'idea è semplice ed è realizzabile domattina con la sola volontà delle autorità comunali preposte e le necessarie ordinanze del Sindaco a cui ci rivolgiamo in quanto uomo di cultura.
Tale ambito, coincidente con il primo degli undici del Piano Programma per il Centro Storico stilato a principio degli anni Ottanta dalla lungimirante visione culturale di Giancarlo de Carlo e Giuseppe Samonà, è quello che ricade all'interno del cosiddetto "Piede Fenicio", estensione urbana a ridosso dell'asse di Corso Vittorio Emanuele (che potrebbe rimanere arteria a traffico limitato) per circa venti-trenta metri alla sua destra e sinistra, dai Mori di Porta Nuova, fino al teatro del sole dei Quattro Canti.
Proponiamo di chiudere al traffico veicolare intenso, tale preziosa estensione urbana, che racchiude al suo interno il più importante museo reale fruibile dall'esterno, della città stessa raccogliendo custodendola la nostra identità locale più romantica.
In un continuum di scoperte, scorci unici e delicati equilibri statici ,si trova l'Oro di Palermo:
tracce delle mura punico-romane a faccia vista,vecchie torri difensive e porte urbiche oggi annesse ad edifici, come la Bab-al Sudan, la porta dei negri fagocitata nel duecentesco Palazzo Federico,schiere di edifici di periodo normanno appartenenti alla borghesia di quell'illuminato tempo, abbandonati nella totale indifferenza culturale e sociale,prossimi al crollo e ancora gli edifici e le tracce uniche dell'architettura Siculo-Normanna (San Giovanni degli Eremiti, Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni,Cattedrale e Loggia dll'incoronazione,San Cataldo e Martorana, tracce palaziali nelle quinte di via del Celso e via Bonello), Il bianco avorio impolverato dall'ignavia di chi dovrebbe promuovere il turismo culturale degli stucchi dei Serpotta all'interno di chiese ed oratori disseminati per l'intero ambito come tasselli di un discorso più ampio e che per inciso possediamo solo qui a Palermo ( oratorio dell'Itria e di San Mercurio, dei re e della Badia Nova, degli Infermieri e Sacerdoti, del Sabato e dei Falegnami, e nelle chiese del Carmine,Sant'Agostino e Matteo,dei Teatini, di Ninfa e Caterina)! E ancora le modanature dei ricchi palazzi medioevali, dall'Arcivescovato che possiede al suo interno preziose tracce archeologiche ed un gioiello Siculo-Normanno direi quasi sconosciuto, la cappella della Maddalena oltre che una straordinaria collezione pittorica agli archi incrociati con pietra nera che si ergono al di sopra delle bifore di Palazzo Sclafani,ai mercati di Ballarò e del Capo che da esso si dipartono in mille direzioni altre fino alla Conca d'Oro, e poi la Fabbrica della Cattedrale che è stata da sempre luogo di culto, pagano prima cristiano e arabo e nuovamente cristiano poi. E così per passi e passi lambendo la Piazza Bologni ed i palazzi che al loro interno incantarono il mondo con le scene dei valzer Del Gattopardo di Luchino Visconti,fino a giungere davanti il religioso silenzio della Moschea araba alla metà circa di Via del Celso in attesa che il muezzin richiami alla preghiera i fedeli tutti.
Ma questo Louvre parla anche dei Qanat Gesuitici sotto il complesso del Gesù di Casa Professa intessendo con la storia intorno ad essa importanti discorsi nel frontale neogreco esatilo dell'ingresso ottocentesco alla biblioteca del complesso, disegnato dal Marvuglia e nel nuovo complesso studentesco immaginato dalla matita dello scomparso Pasquale Culotta, parla del restiling che Giuseppe Damiani Almeyda approntò per la sede del comune e delle decine di chiostri di palazzi e palazzi e palazzi, delle fontane, dell'acqua, delle sculture e dei colori delle nostre bellissime facciate continue!
Ecco, le pietre parlano ma bisogna saperle ascoltare!
Non è più tempo di indugiare, vogliamo una città a misura di bambino e di turista. Vogliamo sviluppo locale illuminato da politiche culturali chiare, capaci e visionarie.
Vogliamo l'impegno alla programmazione condivisa e partecipata del centro storico e vogliamo che le automobili spariscano dal Louvre a cielo aperto che abbiamo immaginato per dar spazio al rumore delle biciclette,dei passi della gente e non possiamo più aspettare!
Lo sviluppo sostenibile, locale e reale non può più prescindere dalla valorizzazione della nostra identità urbana, lo dobbiamo a Federico II, a Carlo V, ad Antonello Da Messina e Caravaggio,a Guttuso a Sciascia e a tutti coloro, figli illuminati dal sapere e baciati dal talento, che nel tempo, hanno qui, inciso tracce del loro profondo passaggio nella consapevolezza che il tempo ne avrebbe custodito l'essenza.
Ci rivolgiamo dunque al Sindaco di Palermo, Prof. Leoluca Orlando perché ci ascolti e sappia cambiare direzione alla deriva socio-culturale da cui questa città sembra non poter uscire.
Città insediata dai Fenici quasi 2700 anni fa nel VII secolo A.c.
Non è un dettaglio, ma è solo cultura! E la cultura deve diventare volano di sviluppo sostenibile ma ancor prima, esser "sostenuta"!
Che la cultura possa divenire rapidamente quella marea che presa per tempo...