Non è pensabile che nel 2014 a Palermo, la quinta città d'Italia, possa ancora esistere un comitato di lotta per la casa. Eppure è così, esiste e si chiama Comitato di lotta per la casa 12 luglio. Sono tante, troppe, le persone costrette da una povertà originaria o, ahimè, sopravvenuta, ad occupare edifici abbandonati, spesso di proprietà della Chiesa o di Ordini religiosi, per procurarsi un tetto sotto cui rifugiarsi. Cittadini di serie b cui non si vuole riconoscere, se non solo a parole, il diritto ad uno dei beni primari, la casa. Ecco perché arrivano le occupazioni, vissute come un dramma, infatti tale è, non certo come uno sport, o un gradevole passatempo. Da oltre un mese circa 40 famiglie, per fare un esempio concreto tra i tanti possibili, hanno occupato i locali dell'ex istituto Sacro Cuore, siti nell'omonima piazza, minacciate di sgombero forzato. Chiedono, giustamente, un intervento dell'Amministrazione comunale presso le suore del Sacro Cuore per ottenere, intanto, un comodato d'uso in attesa di trovare una sistemazione permanente. Adesso queste famiglie hanno cominciato un presidio, con sciopero della fame, davanti a Palazzo delle Aquile. Certo, da un Ordine religioso, soprattutto dopo l'invito di Papa Francesco ad aprire istituti e conventi ai bisognosi, ci si aspetterebbe un atteggiamento più caritatevole, ma tant'è. Il punto è un altro, che sembra mancare un piano credibile da parte del governo cittadino che contenga soluzioni definitive per le migliaia di nuclei familiari alle prese con l'emergenza abitativa, emergenza che deve essere affrontata senza indugio e con determinazione. Suona strano che una consigliera della maggioranza, Giusi Scafidi, non è la sola, debba intervenire pubblicamente più volte, negli ultimi mesi, per sollecitare adeguati provvedimenti che, però, non arrivano mai, e suona altrettanto strano che per convocare una seduta straordinaria ad hoc del Consiglio comunale occorra che un consigliere comunale della stessa maggioranza, Alberto Mangano, non è il solo, debba invocare il Regolamento e raccogliere le firme di altri colleghi necessarie per procedere. Sarebbe stato più normale che tutti i capigruppo, con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio in testa, stabilissero con urgenza una seduta dell'aula per trattare lo spinoso argomento. Si possono tollerare, fino a un certo punto, gli assurdi ritardi in molte altre materie, per esempio i regolamenti sui dehors e sulla pubblicità/affissioni, particolarmente rilevanti perché riguardano il tessuto economico abbastanza sofferente della nostra città, ma non si può accettare che su un argomento così essenziale che investe la vita di migliaia di persone, tra cui anziani e bambini, possa imperare l'approssimazione e la provvisorietà, peggio, la mancanza di idee.
Pippo Russo