A distanza di 48 ore, due gravi episodi fanno crescere la tensione tra gli stranieri in città.
Ieri alcuni giovani hanno aggredito con sassate la moschea di via Divisi, in pieno giorno, suscitando paura e apprensione da parte dei fedeli che pregavano all'interno. La sassaiola ha infranto dei vetri, ma per fortuna non si è ferito nessuno. Solo due giorni fa, in via Oreto alle 14,30, un nigeriano di 30 anni è stato aggredito con dei bastoni da un gruppo di 15 giovani, l'uomo si è salvato in extremis per l'arrivo tempestivo della polizia.
"Le numerose organizzazioni antirazziste, insieme con le comunità straniere coinvolte da questi episodi – dicono gli attivisti Nino Rocca e Sergio di Vita – si interrogano sul senso di questa violenza reiterata da parte di giovani gruppi la cui matrice sociale, politica e ideologica non è ancora ben chiara.
Tutto ciò non può avvenire per caso: questi episodi non sono frutto dell'iniziativa di qualche isolato naziskin, o di qualche bravata bullista di quartiere; c'è qualcosa, alla radice di questa violenza diffusa, che richiede decodifiche non semplicistiche (come "razzismo", "bullismo" o altro, parole che rischiano di svuotarsi di significato se non accompagnate da analisi profonde del contesto).
Quel che è certo – continuano - è che questo tipo di violenza è sempre indirizzato verso i più deboli della società; in primo luogo verso gli stranieri più poveri, quasi a volerli cacciare, quasi ad attribuirgli la causa della "crisi", in una forma di persistente ignoranza xenofoba.
La società civile ha il compito di stimolare e di sollecitare le Istituzioni perché si facciano carico di un problema che è sì di carattere sociale, come conseguenza, ma prima di tutto è di origine pedagogica e culturale.
L'azione preventiva e repressiva che può essere svolta dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, è necessaria ma non sufficiente: occorre anche e soprattutto risvegliare la coscienza civile e solidale della città di Palermo, attraverso modalità di partecipazione che possano incidere sulla coscienza collettiva, con il coinvolgimento dell'associazionismo di base, degli enti culturali, delle scuole, dei mezzi di informazione.
Facciamo quindi un appello alla mobilitazione, un invito a tutti i cittadini e alle associazioni, per costruire insieme analisi e percorsi operativi che prendano atto e tengano conto della complessità del fenomeno, capaci di incidere e di modificare i modelli comportamentali che nascono da una parte immatura della coscienza collettiva"