Ci sono momenti in cui bisogna dire le cose, in questo caso scriverle, in modo diretto, senza giri di parole. A Palermo dobbiamo cambiare rotta o presto andremo a sbattere facendoci molto male. Qualcuno pensa che si possano usare i mille problemi della nostra città, ereditati e nuovi, e le mille sofferenze dei cittadini stremati da crisi e tasse, per scopi che nulla hanno a che fare con il bene di un'intera comunità, oppure per scatenare guerre, che potrebbero avere esiti drammatici per l'ordine pubblico, per desolanti ragioni di bottega. Non funziona così. Ci ritroviamo con un Consiglio comunale che troppo spesso offre spettacoli per nulla edificanti, con una confusione tra maggioranza, ormai variabile e non definita, e opposizione, a sua volta magmatica, che non fa bene alla democrazia. Abbiamo consiglieri comunali, alcuni per fortuna, che sembrano ossessionati soltanto dal futuro politico personale o del partito d'appartenenza, subordinando ad esso i veri interessi della città. Abbiamo subìto, a Natale, cumuli d'immondizia per le strade perché i lavoratori della Rap, veri miracolati dopo il fallimento dell'Amia, non vogliono accettare i contratti di solidarietà che graverebbero lievemente nelle loro tasche. Lavoratori Gesip, che forse avrebbero dovuto farsi amare di più dai cittadini assolvendo in pieno alle loro mansioni, che rischiano concretamente il licenziamento perché i loro sindacati non accettano le proposte dell'Amministrazione comunale, proposte il cui accoglimento è indispensabile per salvare il posto di lavoro, certo, con qualche sacrificio. E, infine, noi palermitani, che a parole vogliamo una città migliore e a misura di persona e, poi, non facciamo nulla o troppo poco per contribuire a che ciò si realizzi. Se la città è invivibile, insicura, sporca, maleducata, indisciplinata, lo è anche per colpa nostra. Non sono cieco a tal punto da non vedere alcune disfunzioni e carenze nei piani alti, disfunzioni e carenze che abbiamo evidenziato e che denunceremo sempre; forse, togliamo il forse, il sindaco dovrebbe procedere a qualche poderoso aggiustamento nella squadra e nella macchina comunale, lo sollecitiamo a farlo al più presto, ma il sindaco non è una controparte, è il sindaco di tutti, e l'amministrazione non è il nemico, è l'unico alleato di cui disponiamo. Siamo sulla stessa barca e, insieme, dobbiamo condurla in un porto sicuro dopo avere, insieme, lottato per non farla affondare durante le tempeste che, inevitabilmente, accompagnano la navigazione in mari difficili, economicamente e socialmente, come sono i tempi in cui stiamo vivendo. In definitiva, che ognuno faccia la propria parte fino in fondo. Occorre una mobilitazione straordinaria, di ausilio e di stimolo, anche critico, all'attività di governo, perché senza i palermitani, cittadini, lavoratori, sindacati, forze politiche, associazioni, organizzazioni di categoria, università, scuola, parrocchie, Palermo non risorgerà. Poi, alla fine, ma solo alla fine, fatta ognuno la propria parte, nella cabina elettorale, si decideranno i promossi e i bocciati.
Pippo Russo