La sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione siciliana ha condannato l'ex magistrato Edi Pinatto al pagamento di 10.000 euro (a fronte di una richiesta pari a circa il doppio) quale risarcimento in favore del ministero della Giustizia, pur riconoscendogli diverse 'attenuanti'.
L'ex giudice del Tribunale di Gela era stato radiato nel 2009 dall'ordine giudiziario dal Csm per aver impiegato quasi otto anni per scrivere le motivazioni di un processo di mafia, i cui imputati erano stati frattanto rimessi in libertà.
La difesa ha sostenuto che l'ex magistrato era oberato di lavoro e per questo non aveva potuto dedicarsi alla sentenza del processo "Grande oriente" riguardante alcuni boss del clan Madonia di Gela.
Sette imputati, condannati in primo grado a pene pesanti, erano stati scarcerati due anni dopo per decorrenza dei termini perchè il giudizio di appello non aveva potuto essere celebrato in assenza delle motivazioni del primo grado.
La Corte dei conti, pur ritenendo che "il ritardo nel deposito del provvedimento giurisdizionale, oltre i limiti della ragionevolezza, non sia giustificabile e manifesti la colpa grave del convenuto", ha in effetti accolto una parte delle tesi difensive: "Occorre, per un verso, tenere conto delle disfunzioni di apparato, causalmente incidenti sulla produzione del danno, fra cui la concentrazione di compiti estremamente gravosi su di un magistrato che non era idoneo a farvi fronte a causa della sua inesperienza".
Pinatto, dal 6 agosto 1999 al 20 ottobre 2000, "con solo due anni di anzianità, appena subito dopo la nomina magistrato di Tribunale, era stato chiamato a presiedere l'unica Sezione Penale del Tribunale di Gela, e nell'ultimo semestre del periodo indicato, contestualmente, ricopriva anche il posto di Presidente di Tribunale".
Appare, poi, di rilievo "che la supplenza nell'incarico apicale, cumulata con i compiti ordinari, abbia riguardato la direzione di numerosi giudizi con detenuti, trattandosi di territorio interessato da fenomeni di criminalità organizzata". E ancora: "Al di fuori del circoscritto periodo, in cui appena immesso nell'ordine giudiziario si e' trovato ad affrontare una gravosa mole di lavoro", ha assolto i propri compiti "con impegno, capacità e diligenza, come risulta dalla documentazione relativa ai carichi di lavoro e dalle attestazioni di numerosi colleghi operanti presso la sede giudiziaria di Milano", mantenendo una casa in locazione a Gela, "dove si recava durante le ferie per smaltire l'arretrato, ha, di fatto, tenuto un comportamento volto ad attenuare il danno".