Ora serve un'operazione verità. Il neo governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e i nuovi parlamentari regionali sono chiamati al più alto senso di responsabilità civile e politica. La Sicilia da troppo tempo è avvolta da una nebbia fitta e impenetrabile, una coltre di non governo che cela una situazione certamente non chiara sul reale stato di deficit delle casse regionali. La sensazione generale è di un grave stato di crisi oltre che economico, istituzionale e politico. Una regione da troppo tempo in ostaggio della burocrazia che, in assenza della politica e dell'azione amministrativa, ha negli ultimi anni, di fatto governato.
Ristabilire il rapporto tra azione amministrative del nuovo governo, determinazione politica e regolamentare del neo Parlamento e funzione pubblica dell'apparato burocratico, è il primo arduo compito che noi tutti affidiamo a Rosario Crocetta. Legalità e antimafia devono rappresentare i presupposti di qualsiasi azione di governo, e queste preziose matrici ci è dato pensare che siano nelle corde del neo governatore. Ma i problemi sono ben altri. Diversi anche dall'abbattimento dei costi della politica, più un dovuto segnale di riequilibrio sociale anti-casta, che priorità per evitare che la Sicilia con il proprio prezioso carico di siciliani si inabissi nel pur glorioso mare mediterraneo. Su un deficit stimato di 6 miliardi di euro non potranno essere i due, tre, anche cinque milioni di tagli alla casta a risollevarne il destino della nostra regione. La parola d'ordine non può che essere economia e sviluppo, lavoro e programmazione. La strada, nessuno si illuda, è in salita per non dire irta e scoscesa, ma quello di cui c'è bisogno è la direzione, una strada da seguire, un viottolo che sia, ma oggi i siciliani chiedono quanto meno la definizione di un percorso serio e credibile, consci di essere un popolo di grandi risorse e intelligenza, ma altrettanto stanchi di essere continuamente raggirati tra false notizie e iperbole politiche che, alla fine, sono diventate spirali vorticoase, per natura, senza alcuna via d'uscita.
Del resto il 16% del consenso attribuito al movimento Cinque Stelle e il 53% di astensionismo parlano alla politica in maniera fin troppo chiara.... ma l'esperienza insegna che peggior sordo non c'è di chi non vuol sentire...