L'arresto dei tre presunti killer di Enzo Fragalà, il noto penalista palermitano barbaramente ucciso a colpi di bastone nel febbraio del 2010 all'uscita dal suo studio legale in pieno centro, "non può che essere un primo importante, ma non definitivo, passo per l'accertamento della verità su chi e per quale reale motivo ebbe a deciderne la morte". A dirlo sono Silvana, Massimiliano e Marzia Fragalà, rispettivamente moglie e figli dell'avvocato.
I familiari ringraziano quanti in questi tre anni, "in particolare all'Arma dei Carabinieri,non hanno lesinato sforzi, professionalità e sacrifici per assicurare alla giustizia gli autori dell'efferato delitto".
Per la famiglia Fragalà la presenza, tra gli esecutori, di uomini legati a Cosa nostra darebbe la "conferma dell'interesse e della volontà delle famiglie mafiose all'eliminazione di un avvocato, come Enzo Fragalà, per motivi che possono, solo, ricollegarsi alla lodevole, corretta e leale difesa degli interessi dei propri assistiti".
La pista passionale, riferita dalla pentita Monica Vitale, vicina alla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, invece per la moglie e i figli del legale sarebbe "un'insinuazione ad arte, diffusa dagli stessi ambienti mafiosi che ne avevano decretato l'esecuzione con il duplice scopo di gettare discredito sulla figura di un avvocato che della correttezza, della professionalità e degli alti valori ed ideali aveva fatto la propria bandiera e, dall'altro, creare consenso che potesse giustificarne la uccisione stessa".
Infine l'auspicio che "l'incessante lavoro investigativo dell'Arma dei Carabinieri e il più proficuo coordinamento che non mancherà di offrire la Procura della Repubblica di Palermo, possa al più presto dare un volto ai mandanti del barbaro omicidio e fugare ogni dubbio sul reale movente che lo ha determinato".