Thomas Jefferson, la cui statua troneggia davanti all'università che assegna i premi Pulitzer, diceva che allo Stato senza informazione preferiva l'informazione senza lo Stato. Perché in una democrazia, l'informazione, onesta e obiettiva, è più importante delle istituzioni che la governano: le crea, con la libera circolazione delle idee e poi le controlla, se sa raccontare con equilibrio, vizi e virtù del potere.
Rinascendo oggi in Italia, Jefferson non crederebbe ai suoi occhi: ha trovato una popolazione che all'informazione senza lo Stato, preferisce lo Stato senza informazione. Partendo da questa riflessione appare di gravissima portata quanto successo ieri 10 maggio, in merito alle dichiarazioni rilasciate da Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, figura e ruolo istituzionale la cui parola, in uno Stato di libera e onesta informazione, dovrebbe ( il condizionale è d'obbligo) ottenere risonanza nazionale, appunto "Ricordare per educare al futuro".
Questo il tema dei seminari tenuti a Palermo organizzati dalla fondazione Falcone insieme a Confindustria Sicilia e all'ateneo cittadino. Intervento pesante e indigesto, un monito contro l'affarismo, le connivenze, e il "comparato" mafia-stato. Parole che sicuramente lasciano un solco soprattutto in uno dei momenti più "medievali" che l'italia tutta sta attraversando. Parole che rimangono scolpite nella coscienza del singolo ma soprattuto in quella collettiva, istituzionale, politica, civile.
"Occorre una rivolta morale contro una classe dirigente che invece di servire le istituzioni, delle istituzioni se ne e' servita per soddifare la propria sete di guadagno e di potere ... ." Questo solo uno stralcio della grave denuncia rivolta dal procuratore alle mafie di ogni genere e tesa a scuotere gli animi da una inerzia stagnanate e imbarazzante. Appare evidente e lapalissiano che affermazioni di tale calibro debbano per forza ottenere riscontro e risonanza dai media, soprattutto dalla RAI , televisione di Stato . I nvece no. Nessuna notizia, nessun servizio, nessun riferimento a quanto accaduto. Tutto questo appare sconcertante e disarmante. Parliamo tanto di democrazia, di bel paese, di civiltà, di libertà di informazione e di parola, ma in realtà sarebe meglio, se non altro più onesto, parlare di Stato di regime dove tutto è posto sotto il controllo, il bavaglio e la censura del politicante di turno.