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Oliveri: ''No all'esposizione mediatica dei magistrati''

vincenzo-oliveri-1 Palermo. "I magistrati non hanno soltanto il dovere di essere imparziali ma devono anche apparire come tali. Dunque, no all'esposizione mediatica no a comportamenti impropri, no a carriere politiche inaugurate nel medesimo distretto dove il giorno prima il candidato indossava la toga". Lo scrive il presidente della Corte di appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario.

I giudici togati seduti negli scranni ascoltano il presidente che espone i dati riguardanti l'attività giudiziaria del distretto di Palermo, che comprende le Procure di Agrigento, Sciacca, Marsala, Trapani, Palermo e Termini Imerese ed è per dimensioni il quinto dei 26 distretti italiani. Presente, tra gli altri, il presidente del Senato, Pietro Grasso.

Oliveri rileva che "riferito al potere giudiziario, il rispetto del proprio ruolo - come osserva il presidente Napolitano in un volume che ha per oggetto il difficile rapporto tra politica e giustizia - significa che i pareri del Csm non possono tradursi in un sindacato di costituzionalità preventivo sulle leggi. Significa opporsi alla deriva correntizia; significa che nessuna sentenza dovrebbe mai ospitare valutazioni estranee ai fatti processuali".

Per il presidente della Corte palermitana, "è stato senz'altro merito del ministro Severino aver istituito una stretta correlazione tra il buon funzionamento del sistema giudiziario e il buon funzionamento del sistema paese, accantonando finalmente l'accusa rivolta fino all'altro ieri ai magistrati di essere portatori di un 'morbo giustizialista', come se i pericoli da cui difendersi in Italia non fossero da sempre la corruzione, l'evasione fiscale e la crisi economica e sociale".

Pur senza fare riferimenti precisi, Oliveri ha lanciato un duro attacco alla politica: "Non spetta a noi giudici fare valutazioni al riguardo, ma come cittadini non possiamo esimerci dal manifestare la nostra sofferenza nell'avere scoperto l'inimmaginabile putridume da cui siamo circondati".

Oliveri definisce "sconcertante" il fatto di "assistere alle interviste dei diversi protagonisti che esibiscono una palese certezza di totale impunità", parlando di "cifre da capogiro che nessuno di noi potrebbe scrivere neanche a mille euro al mese per tutta la vita. Stipendi, benefici, rimborsi dei protagonisti della storia degli ultimi venti anni, anni in cui si è profondamente modificato il modo di considerare il pubblico territorio, da depredare, da utilizzare a proprio comodo anche nelle piccole cose".