Roma val bene una riappacificazione. Le voci di un ritrovato feeling tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Miccichè sembrano proprio avere trovato una conferma, dopo giorni di segreti ma ventilati incontri capitolini. La lista di Grande Sud, dunque, sarà al fianco del Pdl per appoggiare la corsa del Cavaliere alla presidenza del Consiglio; sempre che da qui al 24 e 25 febbraio, quando si svolgeranno le elezioni politiche, il candidato premier del cartello berlusconiano non cambi volto, come da annuncio tanto sibillino quanto inverosimile, del leader pidiellino. Intanto, pace è stata fatta.
Il piano d'azione messo in campo da Berlusconi assieme ai suoi strateghi è ormai chiaro: affidarsi ad una lista meridionalista, da accoppiare al partito ammiraglia, per puntare al Sud ai premi di maggioranza su base regionale che, stando al Porcellum, servono per formare il Senato. Secondo tale schema, nel Mezogiorno la stampella su cui puntellare il residuo consenso berlusconiano sarà offerta dalla compagine miccicheiana, nella quale dovrebbero confluire dalla Puglia l'ex ministro e governatore Raffaele Fitto più il presidente regionale campano Stefano Caldoro.
Con buona pace di coloro i quali non avrebbero scommesso sul ritorno all'ovile del fondatore del Pdl Sicilia, poi Forza del Sud, ora Grande Sud. Era il 2009 quando Miccichè lasciò la casa madre per mettersi in proprio, stringendo la mano di Raffaele Lombardo, già ravvedutosi per conto suo sulla via dell'autonomismo scevrato dal berlusconismo. Le strade dell'ex referente di Publitalia in Sicilia, del fautore dello srabiliante 61 a 0 siciliano nel 2001, dell'ex sottosegretario all'Economia, a dire il vero tornarono parallele già nella primavera scorsa, allorquando Grande Sud e Pdl sponsorizzarono la candidatura a sindaco di Palermo di Massimo Costa. Poi alle Regionali di ottobre l'ennesimo allontanamento, più per volere dei capi siciliani che di Berlusconi in persona, con Miccihè costretto a sfidare Musumeci.
Adesso tutto torna alla luce del sole, più pacifico che mai.