"Mia figlia viveva nel terrore da due anni, lui la minacciava in continuazione". A parlare è la madre di Rosi Bonanno, la ragazza di 26 anni di Palermo, uccisa a coltellate dal suo ex convivente, Bendetto Conti, 36 anni. L'omicidio ieri mattina, in un appartamento di via Orecchiuta.
I due si erano lasciati nel gennaio scorso e la ragazza era tornata a vivere in casa con i genitori. Dalla data del trasferimento, secondo quanto raccontato dai familiari della vittima, Conti si presentava ogni giorno per fare visita al figlio (nonostante l'accordo prevedesse due visite settimanali). Ogni incontro degenerava in litigi e minacce, fino al tragico epilogo. Dopo l'omicidio, avvenuto sotto gli occhi del figlio di due anni della coppia, Conti è scappato ed è stato rintracciato nella sua abitazione di Villabate.
"Le aveva pure bruciato l'auto – racconta ancora la madre di Rosi - rotto il vetro della macchina. Anche noi eravamo minacciati. Ci aveva persino lasciato una bottiglia di benzina dietro la porta e faceva telefonate minacciose. Qualcuno ha sulla coscienza la morte di mia figlia. Io me lo sentivo che prima o dopo sarebbe accaduto qualcosa. Ora diranno che non è capace di intendere e di volere e lo scarcerano".
"Rosi – precisa il Comune - si era recata presso i Servizi sociali comunali della III Circoscrizione lo scorso 4 marzo, in compagnia del suo compagno, qualificandosi come domiciliata a Villabate. Poichè in passato aveva già usufruito dell'assistenza dei servizi, è stata accolta dagli assistenti sociali cui ha spiegato che lei e il compagno era in cerca di una casa, a seguito dello sfratto dalla loro abitazione di Villabate. In quella sede sia lei che lui hanno rifiutato l'assistenza offerta, che prevedeva il ricovero protetto per la madre e il figlio e, in una struttura separata, per il compagno".
Due giorni dopo, fanno sapere da Palazzo delle Aquile, "come risulta dagli atti dei Servizi", la ragazza ha comunicato telefonicamente la cessazione dello stato di emergenza, in quanto aveva trovato alloggio presso la madre. "Della situazione, i servizi sociali comunali, segnatamente le strutture preposte alla tutela dei minori, erano tornati a occuparsi nel mese di giugno, su richiesta della Procura minorile, cui è stato relazionato circa l'opportunità di un ricovero protetto per la madre e il bambino a seguito di comportamenti violenti del padre".
Un iter segnato anche da due denunce, una del 2010 e una del 2012, l'ex compagno. "Le accuse - spiegano il procuratore di Palermo Francesco Messineo e l'aggiunto Maurizio Scalia - erano di maltrattamenti in famiglia e non di stalking. Entrambe le denunce furono archiviate dal gip su richiesta della Procura perchè la signora, risentita dagli inquirenti, minimizzò i fatti e in un caso ritirò la querela sostenendo che i dissidi erano cessati e che si era riconciliata con Conti''.