Cosa fare se una delle opere pubbliche più importanti risulta pesantemente inquinato dalle infiltrazioni mafiose? Semplice, basta prendere atto della situazione e continuare a lavorarci su. La decisione arriva direttamente dalle Ferrovie dello Stato ed è destinata a far parecchio rumore.
Un documento liberamente consultabile e scaricabile a questo indirizzo dimostra come le informative antimafia siano giunte già a partire dal 2011, quando i lavori per le nuove fermate della metro erano già avviate. Pur di non fermare un appalto da 600 milioni di euro si è preferito prendere atto della situazione e andare avanti con le stesse ditte finite sotto la lente d'ingrandimento della DIA.
Il calcestruzzo utilizzato per l'ampliamento della metro era oggetto di discussione tra Salvatore Lo Piccolo e Bernardo Provenzano, quando in un pizzino del 2006 si trovò scritto: Zio, la informo che siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare. Se c'è, me lo faccia sapere che l'inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato.
Un'allarme già lanciato l'anno scorso dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia che si arricchisce di un ulteriore particolare. Non solo l'attuale impianto legislativo è incompleto per prevenire infiltrazioni mafiose per appalti pubblici così rilevanti, ma chi materialmente ha portato avanti l'appalto si è semplicemente arreso all'evidenza dei fatti.
I lavori erano iniziati e bloccarli significava lasciare una città con decine di cantieri aperti, sventrata e senza una linea della metro. Pazienza se il calcestruzzo usato risulterà depotenziato o non a norma, in fondo è stata una collaborazione con Mafia spa, impossibile da arrestare.